22 febbraio 2013

UNA MISSIONE UMANA SU MARTE PER IL 2018?



In base ad un comunicato stampa pubblicato ieri 20 febbraio su
spaceref.com e NASAWatch, Dennis Tito, il primo turista spaziale al mondo, ha in programma di inviare una missione umana su Marte per gennaio 2018.

Un viaggio della durata di 501 giorni, fruttando come finestra di lancio il momento in cui Marte e la Terra offrono la miglior traiettoria.

La nuova organizzazione senza scopo di lucro, creata dal ricco imprenditore americano, Inspiration Mars Foundation, annuncerà ufficialmente l'evento il 27 febbraio prossimo nel corso di una conferenza stampa.

Il comunicato cita:

Questa missione genererà per l'America nuove esperienze, conoscenze ed impulso per la prossima grande era di esplorazione spaziale.
Essa è destinata ad incoraggiare tutti gli americani a credere ancora una volta, nel fare le cose difficili che rendono grande la nostra Nazione, mentre ispirerà i giovani attraverso la scienza, la tecnologia, l'ingegneria e le matematica.


Tito era diventato famoso nel 2001 quando pagò 20 milioni di dollari statunitensi per unirsi alla missione Sojuz TM-32 e visitare la Stazione Spaziale Internazionale.

Sarà presente alla conferenza stampa del 27 febbraio, insieme a Taber MacCallum e Jane Poynter, rispettivamente CEO e Presidente della Paragon Space Development Corp., che ha competenza sui sistemi di supporto vitale e Jonathan Clark del Baylor College of Medicine.

L'obiettivo dichiarato è "accelerare l'esplorazione spaziale umana dell'America".

Gli ambiti di proveninenza dei relatori, insieme a quest'ultima affermazione, hanno portato a speculare e supporre che in effetti il programma della Inspiration Mars Foundation riguardi proprio una missione umana sul Pianeta Rosso.

In più, il 3 marzo, Tito terrà un intercento in una conferenza aerospaziale nel Montana, dal titolo: "Feasibility Analysis for a Manned Mars Free Return Mission in 2018".

Tuttavia una missione di questo genere dovrebbe avere anche altri finanziatori e voci di corridoio, indicano un possibile coinvolgimento della azienda privata Space Exploration Technologies Corporation (SpaceX).

Stay tuned!


Luca Parmitano: intervista all'astronauta italiano che a maggio partirà per lo spazio



Luca Parmitano, catanese di nascita, a maggio volerà nello spazio dove trascorrerà sei mesi al lavoro sulla Stazione Spaziale Internazionale. Nonostante i suoi impegni legati alla preparazione in vista della partenza, l'astronauta ci ha raccontato come la ISS sia organizzata per ridurre al minimo le risorse necessarie e i rifiuti e per evitare gli sprechi. Ma ci ha anche spiegato che la Stazione produce il 100% di energia dal Sole e che in futuro si punterà all'autosufficienza.


A maggio partirai per la Stazione Spaziale Internazionale. Come ti stai preparando?

Ho il privilegio di essere il primo della nuova generazione degli astronauti dell’ESA a essere stato assegnato a una missione sulla ISS. La missione si chiamerà VOLARE e il mio volo avrà, tra gli altri, l’obiettivo di promuovere il futuro dell’esplorazione spaziale dell’Europa, il ruolo che l’Europa ha sulla Stazione (attraverso l’ESA) e sottolineare l'importante ruolo dell'Italia nel campo dell'astronautica. La mia missione sarà la prima di lunga durata per l’Agenzia Spaziale Italiana.

L'addestramento per una spedizione (che corrisponde a una permanenza di 6 mesi sulla Stazione Spaziale Internazionale) ha una durata di circa 2 anni e mezzo. Consiste inizialmente in una serie di lezioni teoriche che servono a preparare l'astronauta ai vari componenti della Stazione; poi prosegue con l'addestramento pratico nei simulatori. Le aree di lavoro sono molteplici: ci addestriamo a lavorare nei vari settori dell'ISS (Americano, Russo, Europeo e Giapponese), alla loro manutenzione; a lavorare ai vari esperimenti presenti durante la spedizione (a bordo dell'ISS sono presenti, in un dato momento, anche più di 100 esperimenti, molti dei quali dell'ESA e dell'ASI); a rispondere alle situazioni di emergenza, per mettere l'equipaggio e la Stazione in sicurezza; a effettuare Attività Extraveicolari (le cosiddette "passeggiate spaziali") con lo scafandro; a operare attraverso il braccio robotico Canadarm2; e, nel mio caso, mi addestro anche come copilota della navetta Soyuz, il che vuol dire che devo essere pronto a effettuare in maniera manuale tutte le fasi più importanti del volo. Come pilota dell'Aeronautica Militare (sono un Maggiore tutt'ora in servizio) questo è uno dei ruoli che rendono più interessanti la missione!

Vorrei sottolineare come il "sistema Italia" mi abbia permesso di essere giunto fin qui: se da una parte la mia preparazione come pilota sperimentatore/collaudatore è stata fondamentale, sia durante la selezione che l'addestramento, è grazie agli accordi bilaterali ASI-NASA (dove l'ASI ha fornito i moduli MPLM-Multi Purpose Logistic Module e PMM-Permanent Multipurpose Module alla Stazione, ottenendo in cambio dei voli orbitali) che potrò volare sull'ISS.

Cosa ritieni “essenziale” da portare con te? Cosa invece pensi sia superfluo?

Con me porterò circa 1,5 kg di oggetti vari, ma niente di indispensabile o essenziale - tutto quanto è necessario alla permanenza è già a bordo della Stazione. Molti di questi oggetti avranno scopo promozionale, sia durante il volo che una volta rientrato a terra; altri sono semplici ricordi, da tenere o regalare alla famiglia e agli amici. In questo senso non li ritengo veramente superflui - fa parte del "benessere psicologico" avere accesso a questi oggetti, ed è per questo che tutti gli astronauti hanno sempre avuto accesso a questa possibilità.

Per via dello spazio limitato, le dotazioni delle navicelle così come quelle della ISS devono essere sicuramente ottimizzate, riducendo al massimo le risorse da utilizzare. Com'è organizzata in questo senso la Stazione spaziale?

Sebbene l'ISS sia l'astronave più grande mai costruita, il volume è effettivamente limitato. L'organizzazione della logistica di bordo è gestita grazie a un software, chiamato IMS (Inventory Management System), accessibile dagli astronauti e dal personale di terra, dove è catalogato ogni oggetto presente a bordo, e il luogo in cui si trova. Grazie a questo software si cerca di evitare la ridondanza, laddove non sia strettamente necessaria per motivi di sicurezza, e limitare le risorse. Per quanto possibile, cerchiamo di intervenire per riparare i guasti, piuttosto che cambiare una installazione con una nuova. Facciamo molta manutenzione preventiva, per evitare che si sviluppino problemi con la strumentazione. E infine, dove possibile, ricicliamo: non siamo ancora arrivati ad avere un ambiente completamente autosufficiente, e ne siamo anzi ben lontani, ma siamo sicuramente all'avanguardia in questo campo.

Durante le missioni nello spazio, quali sono secondo te gli sprechi? Cosa ritieni superfluo e cosa necessario durante un viaggio in orbita?

Uno dei problemi che ancora non siamo riusciti a risolvere in orbita è come riutilizzare il vestiario dopo che lo si è utilizzato. Non esiste ancora una soluzione pratica ed efficace per lavare in maniera soddisfacente gli abiti e la biancheria, per cui siamo costretti a buttare tutto dopo che è stato utilizzato (con tempi di utilizzo che variano in base al capo di vestiario).

Si cerca di limitare gli sprechi (ad esempio, la biancheria contiene delle fibre particolari che bloccano o comunque limitano la proliferazione di batteri, il che consente di utilizzare alcuni capi molto più a lungo del normale), ma è comunque necessario per motivi di igiene e comfort. Restando nel campo del vestiario, ritengo del tutto superfluo il concetto di "moda" - e infatti il vestiario degli astronauti è molto semplice e pratico, normalmente degli shorts o dei pantaloni, una T-shirt o una polo - mentre ritengo assolutamente necessaria l'efficienza.

Durante le lunghe permanenze nello spazio si producono tanti rifiuti? Come vengono gestiti in orbita? Sulla ISS si fa la raccolta differenziata?

Non saprei quantificare la quantità di rifiuti prodotti durante una spedizione, ma posso garantire che è di molto inferiore a quella prodotta dallo stesso numero di individui, nello stesso periodo temporale, sulla Terra. Questo perché il vitto spaziale deve essere sottovuoto, disidratato e/o precotto: l'imballaggio è minimo, e di certo non è concepito per attirare il consumatore. Inoltre i volumi utilizzati sono ridotti al minimo indispensabile, per cui proporzionalmente i rifiuti occupano uno spazio molto più piccolo dell'equivalente terrestre.

In compenso, siamo in grado di riciclare l'acqua, compresi i rifiuti organici liquidi. I rifiuti solidi, insieme a tutti i rifiuti non organici, vengono bruciati durante le fasi di rientro delle navette cargo ATV, Progress e HTV.

Non facciamo raccolta differenziata perché, al momento, le navette che rientrano sulla Terra portano carichi ben precisi, normalmente di natura scientifico-tecnologica, e non sarebbe economicamente giustificabile riportare a terra i pochi rifiuti riciclabili.

Qualche tempo fa, la PETA ha inviato un appello a Elon Musk, amministratore delegato di SpaceX, la prima società privata ad aver rifornito la ISS. L'organizzazione no-profit è convinta che nei futuri viaggi nello spazio, soprattutto nell'ottica di raggiungere Marte nei prossimi decenni, la dieta che i “marsonauti” dovranno seguire dovrà essere vegana. Cosa ne pensi? Cosa mangia un astronauta nello spazio?

Non ho seguito la proposta della PETA, e non essendo un dietologo non so quali possano essere i vantaggi o gli svantaggi di una dieta puramente vegana. Personalmente, per mia natura, ritengo che la maggior parte delle soluzioni si trovino nel compromesso e nell'equilibrio. La dieta di un astronauta è selezionata da personale specializzato, tra cui dietologi (ovviamente con la collaborazione degli astronauti stessi), che cercano di proporre una dieta bilanciata sia dal punto di vista nutrizionale che calorico.

Di fatto, una volta preparato, il cibo spaziale non è così diverso da quello terrestre - le porzioni sono generalmente piccole, perché nulla può essere conservato e si cerca di consumare tutto per evitare rifiuti. Chiaramente i cibi freschi sono quasi, se non del tutto, assenti. La dieta è abbastanza varia e vi si può trovare di tutto: pasta, riso, pollo, manzo, maiale, tonno, minestre di vario tipo, vegetali. Alcuni astronauti possono scegliere di far preparare dei cibi speciali da condividere con l'equipaggio (nel mio caso, ad esempio, ho scelto alcuni famosi piatti tipicamente italiani e siciliani - opportunamente modificati - per condividere la nostra cultura culinaria).

Le energie rinnovabili stanno prendendo sempre più campo nella nostra realtà. Aumenta la consapevolezza della necessità di optare per una soluzione “alternativa” ai combustibili fossili. Cosa si sta facendo per portare le fonti rinnovabili anche nello spazio? L'energia solare che ruolo ha oggi in questo settore?


Lo spazio è da sempre la massima espressione della tecnologia di frontiera, per cui già da anni i satelliti e le sonde spaziali utilizzano combustibili non fossili che alimentano i motori e gli strumenti per moltissimi anni. Le tecnologie al momento esistenti non consentono tuttavia di costruire vettori spaziali (ovvero, i lanciatori) funzionanti con fonti di energia rinnovabili. Uno dei problemi è che le risorse destinate alla ricerca spaziale sono estremamente limitate, e chi gestisce i programmi spaziali si trova di fronte a un dilemma: come impiegare i fondi a disposizione cercando di creare nuove tecnologie (o migliorare quelle esistenti) senza intaccare i programmi in atto. Comunque la ricerca nel campo energetico continua: uno degli esperimenti che seguirò sulla Stazione (italiano, per altro - con la cooperazione dell'Agenzia Spaziale Italiana) si chiama Green Air e si prefigge di studiare il funzionamento di combustibili e comburenti per minimizzare le emissioni - in orbita come sulla Terra.

Per quanto riguarda l'utilizzo dell'energia solare, la risposta è molto più semplice: quasi il 100% dell'energia elettrica utilizzata dalle navette spaziali è prodotta attraverso pannelli solari e poi conservata in appositi accumulatori. Sulla Stazione Spaziale, il 100% dell'energia prodotta è solare. Inoltre il sistema di generazione di ossigeno utilizza un motore Sabatier che combina l'ossido di carbonio prodotto dalla respirazione (CO2) con idrogeno (H2) per generare metano (CH4) e ossigeno (O2). L'idrogeno proviene da un altro sistema, chiamato OGA, che utilizza acqua riciclata (H2O) per generare H2 e ossigeno. Ecco un esempio di tecnologia sostenibile, efficace e razionale.

I satelliti e gli altri dispositivi che operano nello spazio hanno prodotto nel tempo una grande quantità di rifiuti. Questi ultimi vagano attorno alla Terra, e qualche volta “decidono” di tornare da dove sono venuti. È accaduto al satellite Uars, e poco dopo anche al satellite Rosat. Come farà l'uomo ad eliminare i rifiuti vaganti? E quali potrebbero essere secondo te le strategie per far sì che ne vengano prodotti sempre meno per avere un cielo più pulito?

Rispondo prima alla seconda domanda. I cosiddetti rifiuti spaziali provengono in massima parte da mancati inserimenti in orbita da parte di vettori che hanno avuto un qualche malfunzionamento, oppure si tratta di vecchi satelliti che hanno esaurito la propria vita operativa. Si può quindi immaginare che vettori più moderni, con un rateo di successo maggiore, possano contribuire a eliminare il problema di futuri mancati inserimenti in orbita. Satelliti moderni, che utilizzano sistemi all'avanguardia, possono restare in orbita molto più a lungo, e alla fine della loro vita operativa possono essere guidati verso un rientro orbitale controllato che non lasci detriti. Quindi la risposta è soprattutto tecnologica.

Apparentemente anche la risposta alla prima domanda è legata alla tecnologia: costruire un sistema spaziale che possa "raccogliere" i detriti per poi portarli verso un rientro orbitale controllato è una soluzione sicuramente pensabile, e secondo me anche possibile. Ma in realtà credo che la vera risposta sia, purtroppo, ancora una volta legata all'economia: costruire un sistema come quello appena descritto comporterebbe risorse non attualmente a disposizione dei programmi spaziali, per cui, almeno nell'immediato futuro, continueremo a effettuare le cosiddette DAM (Debris Avoidance Maneuver - Manovra di Scampo contro Detriti) per evitare danni alle strutture della Stazione.

Le risorse naturali a disposizione sul pianeta Terra si stanno pian piano esaurendo. Da tempo si parla della possibilità di andare a cercarle altrove. Il progetto Planetary Resource a cui contribuiscono anche Eric Schmidt di Google e il regista James Cameron punta proprio a questo, alla ricerca di acqua, platino ma anche di metalli preziosi. Secondo te, questa nuova caccia extra-terrestre potrebbe avere come conseguenza un nuovo degrado ecologico, questa volta al di fuori dei confini del nostro pianeta?

Credo che si tratti di una idea molto interessante, ma di difficile realizzazione in un futuro prossimo. Spero che, quando avremo effettivamente la possibilità (e la volontà politica) di intraprendere una colonizzazione per l'utilizzazione di superfici planetarie extraterrestri, avremo anche raggiunto, come specie, la sensibilità e la maturità necessari per farlo con coscienza ecologica.

Qual è la prima cosa che farai quando tornerai sulla Terra? Cosa pensi ti mancherà di più quando sarai sulla ISS?

È difficile immaginare cosa farò al rientro, perché non ho ancora volato e passo molto più tempo a pensare a quello che farò durante i sei mesi di lavoro in orbita. Posso immaginare che, viste le condizioni di vita sull'ISS, avrò voglia di fare una lunga doccia.

Sono invece sicuro che nulla potrà mancarmi più delle mie due figlie.

Francesca Mancuso


Fonte: nextme.it/

16 febbraio 2013

Russia, sono 1.200 i feriti dopo impatto del meteorite disintegrato a 30-50 km di altezza. Putin: «Monitoraggio poco efficiente»

In Russia circa 1.200 persone sono rimaste ferite in seguito all’esplosione nell’atmosfera di un meteorite sopra la regione di Chelyabinsk, nella zona dei monti Urali. Lo ha riferito il portavoce del ministro dell’Interno russo. Il governatore della regione di Chelyabinsk ha aggiunto che i danni ammontano a 1 miliardo di rubli (25 milioni di euro) e che quasi 300 edifici hanno avuto i vetri rotti. Tre sottostazioni del gas sono fuori uso, tagliando fuori dalla distribuzione oltre 2 mila persone. Danneggiati anche sei ospedali e sedici scuole. I feriti – tra i quali oltre 160 bambini – sono stati colpiti dai vetri andati in frantumi per l’intesa onda d’urto seguente alla disintegrazione di un bolide di qualche metro di diametro e dal peso di circa 10 tonnellate di peso avvenuta tra 30 e 50 km di altezza nell’atmosfera in diverse fasi (almeno nove). Inizialmente si era pensato a uno sciame meteoritico, ma è stato subito escluso dopo aver osservato i numerosi filmati che sono stati registrati. Fonti ufficiali russe hanno spiegato che si è trattato di un oggetto «sporadico e non associato a una pioggia di meteoriti che si è disintegrato nella parte bassa dell’atmosfera».



CRATERE - Il fenomeno si è verificato a circa 80 chilometri dalla città di Satka, non lontano da Chelyabinsk, alle 9,22 ora locale (le 4,22 ora italiana) ma è stato registrato su un’estesa area da Tyumen a Kurgan, nella regione di Sverdlovsk e nel Kazakistan settentrionale. Secondo il colonnello Yaroslav Poshiupkin, portavoce della regione militare degli Urali, citato dall’agenzia Ria Novosti, sarebbe stato ritrovato un cratere di 6 metri di diametro sul ghiaccio del lago Chebarkul. Intorno al cratere sono stati rinvenuti piccoli pezzi di roccia nera di 0,5-1 centimetri che si ritiene di provenienza dal meteorite. La zona è stata sigillata dai militari che hanno inviato anche una squadra di sommozzatori, secondo fonti russe.


COLPITE SEI CITTÀ - L’onda d’urto ha investito un’ampia zona, che è stata solcata da una scia di fumo bianco lasciata dal bolide che ha percorso una traiettoria da nord-est verso sud-ovest. I vetri 297 edifici si sono infranti (la superficie totale dei vetri rotti è di 100 mila metri quadri, scondo fonti dell’amministrazione di Chelyabinsk), ferendo quasi mille persone. Polizia e vigili del fuoco sono subito intervenuti per ispezionare gli edifici danneggiati. Il ministero delle Emergenze ha posto in stato di allerta 20 mila uomini e tre velivoli. Tutte le scuole e gli asili della regione sono stati chiusi. Secondo i servizi di emergenza russi il fenomeno non ha causato un innalzamento dei livelli di radiazioni, che sono rimasti nei parametri abituali per la regione. L’agenzia russa per l’energia atomica ha riferito che le installazioni negli Urali non hanno subito danni. L’agenzia spaziale Roscosmos ha fatto sapere che i loro apparecchi non hanno registrato la meteorite, che invece è stata vista dal satellite europeo Meteosat 10.


PUTIN: «SISTEMA MONITORAGGIO NON EFFICACE»- Il presidente russo Vladimir Putin si è detto preoccupato per la situazione sugli Urali e ha chiesto di inviare sul luogo un gruppodi specialisti della Protezione civile in aggiunta, per «valutare i danni e prestare maggiore aiuto alla gente». Il leader del Cremlino ha criticato il sistema esistente di monitoraggio «non del tutto efficace». A suo avviso quanto avvenuto «ci deve interessare non dal punto di vista astronomico, pure importante per gli specialisti, ma da quello del sistema di allerta della popolazione su tali fenomeni». Il primo ministro russo Dmitri Medvedev, intervenuto al Forum economico a Krasnoyarsk, ha detto che quanto avvenuto Chelyabinsk «è la prova che non solo l’economia è vulnerabile, ma l’intero pianeta». Secondo il leader del Partito liberaldemocratico, Vladimir Zhirinovsky, riportato dall’agenzia Ria-Novosti, non si è trattato di una meteorite ma «di un test di armi americane».



METEORITE IN VENDITA - Come riporta il St.Petersburg Times, giornale russo in inglese, già nel primo pomeriggio erano in vendita online sul sito Avito.ru pezzi di meteorite di alcuni grammi a 500 rubli l’uno.


PRESSO CENTRO NUCLEARE - Greenpeace Russia accusa il governo di Mosca di aver sottostimato i rischi dell’esplosione del meteorite, che è avvenuta vicino al complesso nucleare di Mayak. La zona in cui si è verificata l’esplosione è a 100 km dal sito di stoccaggio e smaltimento in cui si trovano decine di tonnellate di plutonio trattato per la produzione di armi. Nella regione di Chelyabinsk si trova anche l’impianto per lo smaltimento di armi chimiche di Shchuchye, che contiene circa 6 mila tonnellate di agenti nervini tra cui sarin e VX.

Immagini meteorite caduto in Russia e registrato da EUMETSAT’s Meteosat-9


Fonte: segnidalcielo.it

12 febbraio 2013

Secondo la “profezia di Malachia” il prossimo sarà l’ultimo Papa

Ansie tra i circoli “apocalittici”: il prossimo sarà il 112° pontefice, l’ultimo nella lista attribuita a San Malachia. Poi, la fine del mondo?


La figura affascinante e un po’ misteriosa del Papa è da sempre legata a doppio filo con profezie di ogni tipo. Il terzo segreto di Fatima, rivelato nel 2000, aveva per oggetto la possibile morte violenta di un pontefice, da Giovanni Paolo II interpretato come il presagio dell’attentato che egli subì a opera del turco Ali Agca nel 1981. Ma c’è un profezia che ricorre sempre “a ogni morte di papa”, quella attribuita a San Malachia e perciò definita profezia di Malachia. Un elenco di 112 motti che sarebbero attribuibili ad altrettanti pontefici a partire da Celestino II. Benedetto XVI era il 111°. Il prossimo, quindi, sarebbe anche l’ultimo della lista, Pietro Romano. Dopo, più niente: nell’interpretazione millenaristica della lista, il prossimo pontefice sarebbe quindi l’ultimo prima del secondo ritorno di Cristo e della successiva fine del mondo. Cosa c’è di vero?

Falso rinascimentale - In realtà, ben poco. Leggenda che vuole che il manoscritto, la Profethia de Summis Pontificibus, scritta sulla base di visioni avute da San Malachia nel XII secolo a Roma, fosse stato ritrovato nel 1590 negli Archivi Vaticani. Venne poi pubblicato per la prima volta cinque anni dopo dallo storico benedettino Arnold de Wyon. Il successo della presunta profezia derivava dal fatto che tutti i motti latini della lista sembravano calzare bene con i rispettivi papi a cui si riferirebbero. Se il manoscritto fosse stato davvero redatto nel XII secolo, e legato ai papi futuri, una certa dote visionaria andrebbe riconosciuta. Il primo Papa, infatti, chiamato “Ex castro Tiberis”, sarebbe ben attribuibile a Celestino II, nato a Città di Castello, sul Tevere (Tiberis). O per esempio Celestino IV, “Leo Sabinus”: prima di essere eletto pontefice, fu vescovo di Sabinia. Ma a partire da un certo momento il collegamento tra motto e pontefice si fa incerto. Proprio a partire dalla fine del XVI secolo.

San Malachia
Gli ultimi papi - Oggi tutte le fonti storiche concordano sul fatto che la profezia di San Malachia non sarebbe altro che un falso redatto proprio alla fine del Cinquecento. Nessun riferimento al santo precedente a quell’epoca, infatti, riportava riferimenti sul suo elenco dei papi. Difficile capire perché Giovanni Paolo II sarebbe “De labore solis”, anche se negli anni sono state elaborate fantasiose teorie sull’argomento (eclissi di sole, parziali e in aree lontane da Roma, avvennero il giorno della nascita e della morte di Wojtyla; oppure il fatto che fu molto attivo, quanto il sole…); ancora meno chiaro il riferimento a Benedetto XVI come “Gloria Olivae”: qualcuno ha chiamato in causa il giorno della nascita di Joseph Ratzinger, un Sabato Santo, nel periodo pasquale legato all’ulivo. O il suo impegno per la pace. Tutte teorie molto vaghe.



Pietro II e il “papa nero” - Il prossimo, il 113° della lista, sarà Petrus Romanus, comunemente definito Pietro II. Nessun pontefice si è mai attribuito il nome del primo pontefice, per tradizione. Nella profezia di Malachia si legge che l’ultimo Papa siederà sul soglio pontificio nel corso dell’ultima persecuzione della Chiesa. Al termine del suo papato, “la città dai sette colli cadrà, e il giudice tremendo giudicherà il suo popolo”. Il giorno del giudizio, insomma. Qualcuno parla già del prossimo pontefice come “il papa nero”, che nella profezie di Nostradamus sarebbe l’ultimo prima dell’apocalisse. Ma attenzione: in nessuna centuria di Nostradamus si parla del papa nero. E non c’è alcun riferimento a tale profezia nella lista di San Malachia. La storia del papa nero è una leggenda popolare romana, diffusasi alla vigilia del Terzo Millennio anche grazie a una popolare canzone di Sanremo. Possiamo stare tranquilli, dunque. Nessuna profezia millenaristica sta per compiersi.

Di Roberto Paura

I graffiti della Grotta dell’Addaura sono indizi di Antichi Astronauti in Sicilia?


Su segnalazione di un nostro lettore, che ringraziamo, pubblichiamo un approfondimento sulle incisioni rupestri scoperte nella Grotta dell'Addaura, un un complesso di tre grotte naturali poste sul fianco nord-orientale del Monte Pellegrino a Palermo, in Sicilia, collocabili tra i 20 mila e i 14 mila anni fa. Le incisioni dell'Addaura rappresentano un caso unico nel panorama dell'arte rupestre preistorica, per il numero dei grafiti e la qualità delle figure. Il loro ritrovamento, del tutto casuale, risale al 1943, durante la Seconda Guerra Mondiale, quando gli alleati, in cerca di un ricovero, avevano individuato la grotta come deposito per armi e munizioni. Una detonazione accidentale dell'artiglieria fece crollare una parete della grotta, portando alla luce i preziosi pittogrammi. Ma quello che più stupisce delle numerose figurine antropomorfe è la loro enigmatica forma e l'indecifrabile posizione del corpo, un vero grattacapo per gli studiosi!












La scena centrale del pittogramma è dominata dalla presenza di figure antropomorfe circondate da una moltitudine di bovini, cervi e cavalli selvatici. Le figure umane sembrano essere disposte in circolo, attorno ad altri due personaggi con il capo coperto e il corpo rappresentato in una posizione quasi innaturale, con la schiena fortemente inarcata all'indietro.


Sull'identità di questi due personaggi sono state avanzate le più disparate teorie. L'ipotesi più famosa è quella che classifica i due come degli acrobati impegnati in una qualche gioco di abilità. Altri hanno ipotizzato che si tratti di una rappresentazione di una cerimonia rituale, che forse prevedeva il sacrificio di due persone. In questo caso, le persone in circolo sarebbero degli sciamani che assistono alla cerimonia. Altri ancora, ipotizzano che si tratti di una rappresentazione di un rito iniziatico. (continua a leggere)

2 febbraio 2013

Salvatore Giusa intervista Robert Salas





Dopo una lunga serie di contatti, sono finalmente riuscito ad ottenere questa intervista dal Dottor Salas, un incontro al quale avevo già pensato da tempo, spesso rimandato per via dei suoi numerosi impegni, e che oggi sono onorato di poter inserire per interno nel sito del Centro Ufologico Siciliano. 


Prima di iniziare sarà interessante dara qualche informazione in merito a questo personaggio e alla sua straordinaria esperienza.



Il Capitano Robert Salas si e' formato presso l'Accademia dell' Aeronautica degli Stati Uniti, e ha passato
7 anni in azione, dal 1964 al 1971. Ha mantenuto, inoltre, una importante posizione presso la Rockwell e ha passato 21 anni nella Federal Aviation Administration (aviazione civile USA) . Nell' aeronautica ha assolto al compito di controllore del traffico aereo e ufficiale responsabile del lancio dei missili, oltre ad essere stato un ingegnere per i missili Titan 3.

Robert Salas, fu testimone di un evento accaduto nel 1967, quando un UFO "rosso" di alcuno metri di diametro disattivò, sorvolandoli, dieci missili nucleari "Minuteman", ospitati nella base militare di Malmstrom, in Montana. I missili nucleari diventarono operativi simultaneamente in 2 basi di lancio differenti dopo che delle guardie videro sorvolare la zona dagli ufo: subito dopo questo avvistamento, gli venne ordinato di recarsi d'urgenza da un suo superiore, venne interrogato, venne obbligato a firmare alcune carte ed infine gli fu intimato di non rivelare a nessuno ciò che era appena accaduto. Oggi Robert Salas si batte perché la verità sugli Ufo venga resa pubblica, affrontando con coraggio e grande forza d’animo il cover up governativo.
Ecco cosa ci siamo detti nel corso dell’intervista: 

Salvatore Giusa: Dottor Salas, grazie innanzitutto per l’opportunità di questa intervista.
In questi ultimi anni lei ha raccontato un fatto avvenuto nel 1967, quando un UFO "rosso" disattivò dieci missili nucleari "Minuteman sorvolando la base militare di Malmstrom, in Montana. Era il primo caso che si verificava in quella base? Ce ne furono altri in passato?

R.S: Per quanto ne so non ci sono stati altri casi in cui gli UFO hanno disattivato dei missili. Tuttavia, ci sono stati molti casi di UFO che interferiscono con i missili. Tale ingerenza include la modifica dei codici di lancio, che colpisce la comunicazione, e anche la creazione di segnali di lancio. È possibile rivedere alcuni di questi casi, altri sul mio sito: www.spiralgalaxy.org e anche leggere altri casi nella sezione "UFO e Nukes", il libro di Robert Hastings.

S.G: Lei ha più volte dichiarato che il governo americano nasconde e detiene le prove della presenza ufo. Su quali fatti basa questa sua affermazione? Qualcuno dall’interno è in contatto con lei oppure si tratta soltanto di una sua convinzione?

R.S: La prova più forte che il governo degli Stati Uniti stia trattenendo i fatti riguardanti gli UFO esiste nell’evidenza di incidenti UFO che sono supportati da testimonianze multiple e / o documenti. Ad esempio, i dettagli del mio caso, insieme a quelli di altri casi simili che coinvolgono le armi nucleari, costituisce un grande corpo di prove che dimostra chiaramente l’esistenza del cover up governativo. Quanto più questi casi sono discussi e pubblicizzati, migliore sarà l'occasione per rivelare la verità al pubblico, ovvero il fatto che esiste un cover up a livello mondiale da parte dei governi.

S.G: Durante le varie conferenze nelle quali è stato più volte invitato ha portato sempre la sua testimonianza, insieme a quella di altri militari graduati, rivolgendo costantemente domande alla Casa Bianca; sono mai arrivate delle risposte, magari ufficiose?

R.S: No. Non abbiamo mai ricevuto alcuna risposta seria dalla Casa Bianca. L'attuale amministrazione ha un sito web nel quale sostengono che risponderanno a qualsiasi petizione per informazioni qualora a firmarla siano più di 25.000 cittadini. Siamo passati attraverso questo processo e abbiamo acquisito le firme per una petizione alla Casa Bianca in merito alla rivelazione della realtà del fenomeno UFO. La risposta è stata molto deludente e fin troppo sbrigativa. Hanno affermato che non vi sono prove che gli UFO siano di origine extraterrestre. Personalmente credo che siano i servizi segreti ad avere in mano tutte le informazioni, e credo che queste informazioni non vengano divulgate; i governi sono meno informati di quanto si pensi.

S.G: Perché il suo governo ritiene di non dover divulgare nessuna notizia sul fenomeno Ufo?

R.S: Inizialmente, le ragioni del cover-up erano essenzialmente tre: 1. Evitare di panico da parte del popolo all'idea di un'invasione da un altro mondo, almeno fino a quando non si fosse riusciti a saperne di più sul loro conto. 2. Acquisire tecnologia dal recupero e dallo studio dei loro velivoli e dei loro corpi. 3. Si pensava che il pubblico doveva essere informato, ma soltanto fino ad un certo punto.

Tuttavia, con il passare del tempo, anche se non vi è stato un crescente interesse da parte del pubblico per le informazioni a causa dei continui avvistamenti e gli incidenti, il segreto è diventato sempre più nascosto, occultato. Le ragioni di questa menzogna risiedono nel modo di ragionare negli alti vertici degli ambienti militari e di intelligence, due realtà ampiamente coinvolte. Oggi, appurata ormai l’evidenza che non vi è alcuna intenzione da parte degli alieni di invadere il nostro mondo, e che non vi è alcun motivo per considerarli dei nemici dal punto di vista militare, non esiste alcuna buona ragione per la quale la verità non debba essere rivelata. A mio parere, la ragione principale del cover-up è la corruzione all'interno delle comunità di intelligence, una corruzione che proviene dal potere dei segreti che essi hanno scoperto. Si tratta di avidità e brama di potere.

S.G: Dott Salas lei avrà avuto modo di ascoltare le ultime esternazioni del primo ministro Russo Medvedev sulla presenza extraterrestre tra di noi…cosa ne pensa?

R.S: I russi sanno molto di questo fenomeno e possono anche essere molto più avanti rispetto agli Stati Uniti nel metodo di comunicazione con gli alieni, perché hanno studiato le tecniche psichiche seriamente e per un periodo di tempo molto più lungo. Inoltre, hanno un sistema politico diverso da quello statunitense Penso che la loro comunità di intelligence risponda ai loro leader più direttamente della nostra. Dal momento che Medvedev si trova vicino a Putin, che ha alle spalle un profondo background nell’Intelligence, credo che lui sia a conoscenza della realtà della presenza UFO e che abbia fatto dichiarazioni pubbliche al riguardo per un motivo, non solo come uno scherzo.

S.G: Ha mai pensato, insieme ai suoi colleghi, di pianificare un possibile incontro formale alla Casa Bianca? Magari per discutere sul problema Ufo.

R.S :E 'il mio sogno quello di avere un incontro del genere. In realtà, per realizzare tale incontro il Presidente dovrebbe prendere molto sul serio questo argomento. Altri presidenti hanno cercato di rompere il silenzio delle comunità di intelligence su questo argomento e hanno fallito. In passato, ritengo che alcuni presidenti siano stati informati (Eisenhower, Kennedy, Bush, per esempio). In questo momento ci vorrebbe un grande sforzo e una forte volontà da parte di Obama per penetrare questa cortina di silenzio. In questo momento tutto è concentrato sulla realizzazione di altri obiettivi nazionali e internazionali, e il calendario politico non prevede altri tipi di argomenti. Tuttavia, ci può essere una finestra di opportunità che gli consentirebbe di affrontare questo tema negli ultimi due anni del suo mandato, ma solo se ne sarà intimamente convinto.

S.G: Ha mai ricevuto minacce visto il suo lavoro di divulgazione?

R.S. Non ho mai avuto minacce dirette contro me stesso per via del mio lavoro di comunicazione. Credo che una delle ragioni di questo sia il fatto che i miei discorsi hanno ricevuto molta attenzione da parte dei media. Inoltre, le minacce funzionano solo se si ha paura. Non temo le minacce perché credo fermamente in quella che è la mia divulgazione.

Inoltre, ho il sospetto (nessuna prova) che alcune delle persone coinvolte dall'altra parte mi conoscono già dai tempi della US Air Force Academy e sappiano della mia esperienza militare.



S.G: Secondo lei ci sarà un contatto con esseri di altri mondi?

R.S: Ci sono già stati molti contatti con esseri provenienti da altri mondi. Questi contatti sono avvenuti tramite rapimenti, messaggi, messaggi psichici, segnali fisici come i cerchi nel grano, e messaggi evidenti molto più evidenti quali sono gli avvistamenti da parte di milioni di persone. Penso che il messaggio più chiaro sia uno solo: sbarazzarsi delle armi nucleari! Altro fatto implicito, sia in questo che in altri messaggi, è che l'umanità deve coalizzarsi e aiutarsi a vicenda, in modo da poter risolvere i tanti problemi che minacciano la nostra esistenza e quella della moltitudine di specie viventi sulla terra.

S.G: Infine Dott,Salas ha delle nuove informazioni riguardanti il suo caso?

R.S: Sono alle battute finali di un libro nel quale ho riportato tutto ciò che ho imparato sul fenomeno Ufo durante i miei venti anni di studio serio sull'argomento. Farò anche riferimento a nuovi casi che ho studiato in quest’ultimo periodo. Il libro, che dovrebbe chiamarsi “Unidentified”, dovrebbe essere pubblicato entro giugno di quest'anno.

S.G: Grazie Dott,Salas per la sua disponibilità. Un caloroso saluto dai lettori italiani.

R.S: E’ stato un piacere discutere e contribuire ad informare su questo argomento gli amici italiani.

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