30 novembre 2011

Creato il virus che può uccidere la metà della popolazione mondiale

I ricercatori dell’Erasmus Medical Centre di Rotterdam (Paesi Bassi) hanno prodotto una variante estremamente contagiosa del virus dell’influenza aviariaH5N1 in grado di trasmettersi facilmente a milioni di persone, scatenando, così, una pandemia. Gli scienziati, guidati dal virologo Ron Fouchier, hanno scoperto che bastano cinque modificazioni genetiche per trasformare il virus dell’influenza aviaria (che finora ha ucciso 500 persone nel mondo) in un agente patogeno altamente contagioso che potrebbe scatenare una pandemia in gado di uccidere la metà della popolazione mondiale. La sua elevata capacità di diffusione è stata dimostrata in esperimenti condotti sui furetti, che hanno un sistema respiratorio molto simile a quello dell’uomo.
Le ricerche di Fouchier fanno parte di un più ampio programma mirato a una maggiore comprensione dei meccanismi di funzionamento del virus H5N1. È stato lo stesso virologo ad ammettere che la variante geneticamente modificata è uno dei virus più pericolosi che siano mai stati prodotti. Un altro gruppo di virologi dell’Università del Wisconsin in collaborazione con l’Università di Tokyo è arrivato a un risultato simile a quello di Fouchier.
Ora il dibattito è se pubblicare o no la ricerca. Molti scienziati che sono infatti preoccupati che, in mani sbagliate, il virus potrebbe trasformarsi in un’arma biologica. Negli Stati Uniti le polemiche sono roventi. Thomas Inglesby, scienziato esperto di bioterrorismo e direttore del Centro per la Biosicurezza dell’Università di Pittsburgh è categorico. «E’ solo una cattiva idea quella di trasformare un virus letale in un virus letale e altamente contagioso. E’ un’altra cattiva idea quella di pubblicare i risultati delle ricerche che altri potrebbero copiare». Critico anche Richard Ebright, biologo molecolare della Rutgers University in New Jersey: «Questo lavoro non andava fatto». Pubblicare lo studio però, come sostiene lo stesso Fouchier, aiuterebbe la comunità scientifica a prepararsi a una pandemia di H5N1. Sulla stessa linea d’onda l’italiano Fabrizio Pregliasco, virologo all’Università di Milano: «Non pubblicare lascerebbe i ricercatori al buio su come rispondere a un focolaio. Lo scambio di conoscenze è fondamentale per prevedere la reale gravità di una pandemia. L’aviaria era sì una “bestia” nuova, ma non apocalittica. Con un maggiore scambio di conoscenze la diffusione di informazioni sarebbe stata più precisa e meno allarmistica».
Fonte:  centroufologicotaranto.it

Russia: «Sabotata da Usa sonda per Marte»

Il generale Rodionov: «Colpa di una stazione radio In Alaska».



Screzi ‘spaziali’ tra Stati Uniti e Russia. Una stazione radio sperimentale americana avrebbe paralizzato i contatti con la sonda marziana Phobos-Grunt da due settimane bloccata intorno alla Terra e incapace di volare verso Marte, il pianeta rosso. L’accusa è pesante e ha fatto nascere sospetti e teorie strane. Anche perché a parlare è stato il tenente generale Nikolay Rodoniov, comandante del sistema di allerta russo nella rete di difesa dagli attacchi dei missili balistici.

MARTE, UN MIRAGIO. La sonda lanciata l’8 novembre doveva sbarcare su Phobos, la luna maggiore di Marte, prelevare campioni di suolo e riportarli sulla Terra. Inoltre doveva liberare in orbita marziana un satellite cinese. Invece appena giunta in orbita terrestre, è rimasta bloccata senza una spiegazione. Le stazioni russe riescono a «vedere» il veicolo spaziale di 13,5 tonnellate con le loro antenne soltanto pochi minuti al giorno quando passa sul territorio russo. E in queste circostanze non sono riuscite a stabilire un contatto.

SPERANZA. Mercoledì 23 novembre l’antenna europea dell’Esa a Perth in Australia, sembrava aver compiuto il miracolo raccogliendo dei segnali, dati telemetrici che avevano fatto ben sperare nella possibilità di recuperare la missione. Innanzitutto la comunicazione avrebbe permesso di capire che cosa fosse successo a bordo stabilendo se il guaio era nel software o nell’hardware. Nel secondo caso, ovviamente, non ci sarebbe speranza. Dopo mercoledì, però, il silenzio era tornato.

SISTEMI INCOMPATIBILI. I dati ricevuti a Perth venivano inviati subito al centro di controllo di Mosca e agli ingegneri della Lavochkin costruttori della sonda. E qui gli esperti si trovavano davanti a un’amara sorpresa: il contenuto era danneggiato e finora illeggibile. Secondo i tecnici questo era la conseguenza dell’incompatibilità tra i sistemi dell’Esa e quello russo per cui nel travaso si era verificato il danno.

Le accuse russe alla stazione radio americana in Alaska

Le antenne di Gakona in Alaska.


Ma l'invettiva di Mosca contro gli Stati Uniti è subito pronta come hganno dimostrato le parole del generale Rodionov che ha puntato il dito accusatorio su una stazione radio americana situata a Gakona, in Alaska. L’ufficiale russo ha riferito all’agenzia Ria Novosti, che in quel territorio sarebbe in corso il programma di ricerca Haarp (High Frequency Active Auroral Research Program) dedicato allo studio della ionosfera e ai suoi influssi sulle telecomunicazioni. Ma c’è chi dice, immaginando complotti, che qui compiano addirittura esperimenti per realizzare una superbomba elettromagnetica capace di provocare disastri naturali su scala planetaria: dai terremoti ai cambiamenti climatici, all’inversione dei poli magnetici della Terra.

UN'ALTRA AREA 51. Una fantastica e terribile teoria che finora non ha trovato alcuna prova. Ma il silenzio ha aumentato i sospetti come accade con la famosa Area 51 in Nevada. E il generale ha precisato senza indugio: «Le potenti radiazioni elettromagnetiche emesse da questa stazione possono aver danneggiato il sistema di controllo della sonda interplanetaria». Un’ipotesi da tecnico alla quale però non aggiunge alcun dettaglio.

TENTATIVI. Intanto i tentativi per stabilire contatti con Phobos-Grunt in Russia e con l’antenna dell’Esa stanno proseguendo. C’è tempo ancora una settimana e poi se la sonda non accende i propulsori e vola verso Marte si chiude la finestra di partenza, cioè il periodo favorevole per incontrare il vicino pianeta secondo le leggi della meccanica celeste. Allora pare sia necessario aspettare altri due anni perché si ripresentino le stesse condizioni. E se i contatti restano impossibili la sonda è destinata a cadere sulla Terra presumibilmente entro la fine di dicembre.

UN FALLIMENTO CHE ‘APRE’ AL COMPLOTTO. Se fortunosamente i contatti si ristabilissero e il guaio fosse di natura software, allora si potrebbe alzare l’orbita della sonda e rimediare ai problemi con calma. E fra due anni inviarla finalmente sulla luna Phobos. Ma questa possibilità sembra fantascienza e, nella disperazione per una grande missione morta sul nascere possono nascere anche le teorie dei complotti internazionali.

Fonte: www.lettera43.it

27 novembre 2011

Salvatore Giuse a TELECOLORISSIMI

UFO e mass media: documentario-inchiesta sulla Tv francese

Attesa e curiosità. In Francia si aspetta la proiezione di un documentario, riguardante gli UFO, sul canale televisivo francese pubblico “FR3 Rhône-Alpes, Alpes e Auvergne“. Un docu-film che metterà in risalto tutta la complessità di un fenomeno che, da decenni, divide l’opinione pubblica e mette in discussione, spesso con teorie anticonformiste, certezze e verità scientifiche assodate.


Non una semplice opera di intrattenimento, quanto piuttosto un’inchiesta che affronta uno dei temi più controversi della storia recente dell’umanità.


Gli UFO sono una grande illusione o una verità nascosta non ancora del tutto evidenziata e comprovata? Come altre opere simili, il documentario prodotto da Christian Sulleman guarda il fenomeno UFO con gli occhi di chi cerca semplicemente la verità, qualunque essa sia.


La proiezione avverrà il sette dicembre ed è probabile che calamiterà le attenzioni degli
appassionati locali, come ha messo in risalto sul suo blog ufficiale il ricercatore UFO Francese
Christian Macé. Non è escluso che dopo la prima visione televisiva, il documentario nei giorni
successivi potrà essere visibile sul canale ufficiale della tv francese.


Fonte:Notiziefresche.

26 novembre 2011

GLI ALIENI? SONO NOSTRI FRATELLI - INTERVISTA AL GESUITA AMERICANO GUY CONSOLMAGNO, TEOLOGO E ASTROFISICO DI FAMA MONDIALE

Intervista al gesuita americano Guy Consolmagno, teologo e astrofisico di fama mondiale, ricercatore scientifico alla "Specola Vaticana". La prospettiva che nello spazio ci siano altre forme di vita intelligenti, diventa sempre più una possibile fantastica realtà. In tutto il mondo fervono ricerche scientifiche sull'argomento. I maggiori studiosi della materia, pur ammettendo che ancora non si hanno prove significative, affermano che sono sempre più numerosi gli indizi favorevoli a una simile ipotesi.



E anche la Chiesa, che nel corso dei secoli è sempre stata molto prudente sull'argomento, recentemente, attraverso studiosi cattolici di altissimo rilievo, ha espresso opinioni di grande apertura e addirittura di entusiasmo. «L'idea che nello spazio ci siano altre forme di vita intelligente non è assolutamente in contrasto con pensiero tradizionale cristiano», dice il professor Guy Consolmagno, religioso gesuita, teologo e astrofisico di fama mondiale.

Guy Consolmagno, teologo e astrofisico di fama mondiale, ricercatore scientifico alla "Specola Vaticana".


«Per noi credenti, lo studio dell'universo è una meravigliosa avventura che ci riempie di stupore di fronte a ciò che Dio ha creato. Non possiamo pensare che Dio sia così limitato da aver creato esseri intelligenti solo sulla Terra. L'universo potrebbe benissimo contenere altri mondi con esseri creati dal suo stesso amore».

Guy Consolmagno fa parte dell'équipe degli scienziati della Specola Vaticana, uno degli osservatori astronomici più antichi del mondo. Voluta da Papa Gregorio XIII nella seconda metà del secolo XVI, la Specola Vaticana, che ora si trova a Castelgandolfo, ha continuato, lungo il corso dei secoli, a dare il proprio contributo alla ricerca astronomica, con scienziati di primissimo piano. Nel 1981, fu arricchita da un secondo centro di ricerca, il "Vatican Observatory Research Group" (VORG), a Tucson, in Arizona, sul Monte Graham, a circa 3000 mila metri, dove è in funzione un telescopio con specchio da quasi due metri di diametro, che costituisce il prototipo delle ottiche astronomiche di nuova tecnologia.

Dal 1978 al 2006, la Specola Vaticana è stata diretta dal gesuita padre George Coyne, americano di Baltimora, classe 1933, quattro lauree, docente universitario. Ora è diretta dal gesuita argentino padre José Luis Funes, 48 anni, allievo di padre Coyne, una laurea in teologa e una in astrofisica, molto noto nella comunità scientifica per avere compiuto, quando era ancora giovanissimo, straordinarie ricerche su certo tipo di galassie. Guy Consolmagno è un ricercatore di punta del gruppo degli scienziati della Specola Vaticana.

Nato a Detroit nel 1952, ha un curriculum scientifico eccezionale. Laureatosi giovanissimo al famoso MIT ((Massachusetts Institute of Technology) di Boston, una delle più importanti università di ricerca del mondo, ha conseguito poi titoli in varie altre università, diventando uno dei massimi esperti della complessa e vasta “scienza planetaria”, che comprende numerose specializzazioni. Inoltre, lo studio dell'Universo è stato per Consolmagno fonte di grande arricchimento spirituale al punto che, nel 1989, a 37 anni, ha deciso di abbandonare una brillantissima carriera scientifica mondana per diventare religioso gesuita. Ma anche da religioso ha continuato le sue ricerche. Ed è autore di numerosi libri di grande successo, ed è il più autorevole studioso al mondo dei significati scientifici dei meteoriti in rapporto alla vita nello spazio. Lo abbiamo incontrato nella sede della Specola Vaticana, a Castelgandolfo. Ci ha fatto da guida nei laboratori di ricerca, nella biblioteca dove sono conservati oltre 22 mila volumi tra cui seconde edizioni originali di Copernico, Keplero e Newton, e, con estrema gentilezza e disponibilità, ha risposto alle nostre domande. La Specola Vaticana è un osservatorio astronomico tra i più prestigiosi: la Chiesa è dunque molto interessata allo studio delle stelle?
«Lo è da sempre. Basti pensare che l'astronomia era una delle quattro materie che formavano il “Quadrivium”, cioè il percorso di formazione nelle università medievali, fondate proprio dalla Chiesa. Secondo gli insegnamenti della nostra Fede, noi sappiamo che Dio ha creato l'universo per amore e che ama la sua creazione al punto da aver mandato il suo Figlio Unigenito a diventarne parte. Sant'Atanasio, nel IV secolo, ha detto che l'Incarnazione di Gesù ha reso “sacro” l'universo intero. Quindi, studiarlo è come pregare,. Ed è anche un ottimo modo per conoscere meglio Dio, per comprendere, se così si può dire, il suo “stile”».

Nello studio delle stelle è contemplata anche l'ipotesi della possibile esistenza di altre vite intelligenti in mondi a noi sconosciuti. La Chiesa cosa ne pensa?
«La Chiesa, in questo campo, si affida alla scienza, alle ricerche scientifiche, ma è anche molto impegnata in queste ricerche. Nel novembre 2009, attraverso la Pontificia Accademia delle Scienze e in collaborazione con la Specola Vaticana, la Chiesa ha realizzato in Vaticano, una iniziativa scientifica che nessuno si aspettava: un Convegno internazionale di astronomi, biologi, geologi e religiosi, che hanno discusso una serie di temi riguardanti l'esistenza di possibili civiltà intelligenti di origine extraterrestre. Erano scienziati provenienti da tutto il mondo, appartenenti a diverse religioni e alcuni anche atei. Studiosi interessati all'argomento che hanno voluto confrontarsi tra di loro e soprattutto con il pensiero della Chiesa. Il cardinale Giovanni Lajolo, portando il saluto del Papa ai convegnisti, ha detto tra l'altro: “Nella ricerca nessuna verità può farci temere perché le scienze, proprio mentre aprono l'uomo a nuova conoscenza, contribuiscono a realizzare l'uomo come uomo”, indicando quale sia la linea di condotta della Chiesa anche su questo tema, e cioè “apertura assoluta alla verità” ».

E a quali conclusioni siete giunti?
«Noi, oggi, sappiamo che l'universo è costituito da miliardi di galassie, ognuna delle quali ha miliardi di stelle, con miliardi di satelliti. E' possibile, quindi, che esistano nell'universo numerosissimi pianeti simili alla Terra, dove sia possibile la vita. Un giorno, padre Coyne in un'intervista disse: "L'universo è tanto grande che sarebbe una follia dire che noi siamo un'eccezione"».


Lei è uno dei più accreditati esperti dello studio dei meteoriti, cioè “pezzetti” di corpi celesti che cadono sulla terra. Dallo studio di questi “reperti” è possibile avere indizi riguardanti la vita nello spazio?
«E' possibile. Meteore e meteoriti contengono composti di carbonio e acqua, le sostanze base da cui ha avuto origine la vita sulla terra. Studiare questi frammenti è entusiasmante proprio perché riguardano un campo di ricerca fantastico anche se ancora tutto incerto.
«Qui alla Specola Vaticana abbiamo una collezione di “meteoriti” unica nel suo genere. E' una raccolta speciale iniziata più di un secolo fa da un nobile francese, il marchese di Mauroy, donata al Vaticano dalla vedova nel 1935 e poi continuata dagli studiosi della Specola. E' formata da oltre mille pezzi di almeno cinquecento meteoriti diversi. E sono pezzi di incalcolabile valore scientifico. Dallo studio di questi “frammenti” si possono ricavare informazioni eccezionali, che riguardano la formazione e l'evoluzione del sistema solare. Significa avere notizie di un tempo che si esprime con una formula di questo genere: 4.5X10 alla nona potenza. Significa miliardi e miliardi di anni fa. Informazioni che riguardano le condizioni che esistevano durante e immediatamente dopo la formazione del nostro sistema solare, nonché la planetologia degli asteroidi, della Luna e di Marte».


E riguardo a possibili vite intelligenti nello spazio?
«Si può dire che da questo studio si ricavano importanti indizi favorevoli alla possibilità che vi sia la vita su altri pianeti».

Qualche tempo fa in Australia vennero trovati dei meteoriti con tracce di DNA, l'alfabeto della vita. Quella scoperta, secondo alcuni confermava che probabilmente l'origine della vita veniva dallo spazio. Ho letto che in quell'occasione lei venne mandato in Australia a studiare quella vicenda».
«La scoperta fece molto scalpore. Andai a studiare quella vicenda e tornato qui a Roma ripresi gli studi su tutti i vari meteoriti della nostra collezione. E' una strada di ricerca estremamente fantastica, ma difficile. Richiede, oltre a conoscere a fondo l'astronomia e l'astrofisica, conoscenze serie della geologia, della mineralogia, della chimica, della metallurgia e perfino della biologia. E richiede, soprattutto, tempo, molto tempo».

La Chiesa ci insegna che l'uomo è figlio di Dio. Se gli alieni esistessero davvero, dovremmo considerali nostri fratelli?
«Siamo tutti creature di Dio. Qualsiasi essere in grado di “consapevolezza” di sé e dell'esistenza degli altri, e che è libero di scegliere di amare gli altri o di rifiutarli, secondo san Tommaso d'Aquino avrebbe i tratti dell'animo umano, cioè fatto “a immagine e somiglianza di Dio”. Quindi, se gli extraterrestri avessero queste caratteristiche di “intelligenza” e di “libero arbitrio”, non solo sarebbero nostri fratelli ma condividerebbero con noi la stessa “immagine e somiglianza”.»

Secondo gli insegnamenti della Fede Cristiana, Adamo, capo dell'umanità, ad un certo momento ha rotto i rapporti di amicizia con Dio ed è stato cacciato dal Paradiso terrestre, trasmettendo ai suoi discendenti le conseguenze di quel suo peccato. Poi venne Gesù, il Figlio di Dio, che si è incarnato e con la sua passione e morte in croce ha riscattato l'umanità riconciliandola di nuovo con Dio. In che modo i possibili extraterrestri potrebbero entrare nell'opera redentrice di Cristo?
«Per ora non sappiamo niente riguardo la natura e la storia dei possibili abitatori di mondi sconosciuti nello spazio. Una cosa è certa: il centro della fede è che Gesù è il Figlio di Dio, fatto uomo, e che per mezzo di lui e in vista di lui tutto è stato creato. Quindi, ogni realtà creata, ogni realtà intelligente e libera che si trovi nell'universo ha sempre un riferimento fondamentale e radicale con la creazione da parte di Dio e con l'evento di salvezza che si realizza in Cristo».


Roberto Allegri

(foto di Nicola Allegri)

23 novembre 2011

Paul Davies: “il segnale Wow resta un mistero”



Il controverso segnale ricevuto dallo spazio interstellare rimane un enigma e, ancora, sfida la naturale spiegazione, ha dichiarato un esperto. I ricercatori che lavoravano presso il radio osservatorio Big Ear della Ohio University scoprirono, nel 1977, una registrazione di un segnale ricevuto dallo Spazio profondo. “Fu chiamato ‘segnale Wow’ perchè non fu ascoltato e prelevato in quel momento. Era presente nella registrazione informatica che, in quei giorni, era stampata su fogli di carta“, ha dichiarato lo scienziato Paul Davies. Davies è presidente del Seti (Search for Extraterrestrial Intelligence): Post-Detection Science and Technology Taskgroup della International Academy of Astronautics ed è professore alla Arizona State University.
Fu un impulso piuttosto lungo; non era un blip. Non fu mai spiegato, in modo soddisfacente, come un fenomeno naturale“, ha detto.
Nella sua ricerca di intelligenze extraterrestri, Davies ha riferito che nei primi anni 60 del secolo scorso molti autorevoli scienziati consideravano il campo di ricerca come ridicolo.


 Negli anni 60, se dicevi che eri alla ricerca di vita intelligente nell’Universo, ti poteva anche venire detto che andavi a caccia di fate“.
Tutti erano convinti che la vita fosse un bizzarro mostro, un’abberazione confinata alla Terra”.
Il segnale, che arrivò approssimamente dalla costellazione del Sagittario, non fu mai più ripetuto, ma Davies ha affermato che gli astronomi non hanno risorse sufficienti per concentrarsi in quella zona del cielo.
Ogni volta che i radioastronomi hanno avuto il tempo per puntare i telescopi in quella parte del cielo, non hanno raccolto nulla”.
Se potesse bastare guardare in quella regione del cielo per un decennio, forse ce ne sarà un altro, ma non hanno le risorse per farlo”.
Davies ha una lunga carriera in fisica teorica, cosmologia e astrobiologia ed è autore di diversi libri , da “The Physics of Time Asymmetry” del 1974 al più recente “The Eerie Silence”.
Nel suo ruolo per il SETI, ha il compito di proporre dei piani d’azione in caso di contatto con una civiltà extraterrestre avanzata.
Ha un asteroide che porta il suo nome, 6870 Paul Davies, ed è il precursore della teoria della panspermia – ossia che la vita è ampiamente distribuita nell’Universo. Sulla Terra l’origine della vita può essere merito di Marte attraverso l’impatto di meteore e asteroidi.

Fonte Centro Ufologico Ionico trad. di Antonio De Comite, 22 Novembre 2011, fonte originale News 24 del 14 Novembre 2011




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