Mentre la primavera si fa strada sul pianeta Saturno, piove nei deserti all’equatore di Titano, la seconda luna più grande del pianeta. E le precipitazioni, diversamente a quanto accade sulla Terra, non sono di acqua ma di metano liquido. A scoprire questa singolare situazione meteorologica, in un mondo distante da noi oltre un miliardo e trecento milioni di chilometri, è un team internazionale di ricercatori che ne dà notizia in un articolo pubblicato su Science.
Alla fine del 2010, gli strumenti di Cassini hanno infatti rilevato che vaste aree della superficie della luna di Saturno apparivano più scure di quanto fossero in precedenza. La migliore spiegazione sembra essere che queste zone siano state bagnate da piogge e tempeste di metano.
Le nuvole su Titano sono formate da metano e fanno parte di un ciclo del tutto simile a quello del clima terrestre in cui il metano sostituisce l’acqua. Sulla luna di Saturno, è infatti il metano a riempiere gli enormi laghi sulla superficie, a saturare le nubi nell’atmosfera e a ricadere sotto forma di pioggia. Anche se la superficie presenta tracce della passata presenza di liquidi che probabilmente scorrevano nelle zone equatoriali di Titano, gli idrocarburi allo stato liquido, in particolare metano ed etano, erano stati osservati finora solo nei laghi in prossimità dei poli.
Le vaste distese di dune che dominano oggi le regioni equatoriali del satellite indicano un clima principalmente arido. Finora, gli scienziati sospettavano che le nubi potessero apparire solamente a latitudini equatoriali mentre la primavera si fa strada nell’emisfero nord. Ma non erano sicuri che i grandi canali asciutti osservati finora fossero dovuti a piogge stagionali o testimonianza di un precedente clima più umido.
Il 27 settembre 2010, una tempesta – dalla struttura a forma di freccia – è comparsa nelle regioni equatoriali e, nel mese successivo, si è osserva una larga struttura di nubi. Nei mesi seguenti, i ricercatori hanno osservato rapidi cambiamenti della superficie. Una regione di circa 500.000 chilometri quadrati situata al confine sud dell’arida zona collinare denominata Belet dello spettrometro VIMS, uno degli strumenti della sonda.