29 novembre 2010

Wikileaks, cresce l'attesa per la pubblicazione dei file. Frattini: "Sono preoccupato per l'italia"

         Julian Assange fondatore del sito Wikileaks
Cresce l'attesa per la pubblicazione annunciata da Wikileaks di una valanga di documenti che riguardano comunicazioni tra il Dipartimento di Stato Usa e più paesi con il rischio di creare un 'imbarazzo diplomatico' planetario e molti danni alle relazioni tra Washington e il resto del mondo.

Da giorni il Dipartimento di Stato sta avvertendo del pericolo le cancellerie di mezzo mondo, Italia inclusa, per anticipare la notizia della diffusione dei documenti e smorzare eventuali reazioni, sono trapelati i primi dettagli concreti con la pubblicazione temporanea - e per errore - ieri sera di un articolo del settimanale tedesco Der Spiegel, poi scomparso dalla rete, in cui in primo luogo si indica a questa sera alle 22.30 italiane la pubblicazione del materiale. Secondo lo Spiegel, inoltre, ad essere diffusi saranno 251.287 cosiddetti "cablogrammi diplomatici" inviati al Dipartimento di Stato a Washington dalle ambasciate, dai consolati e dalle rappresentanze diplomatiche americane in tutto il mondo, oltre a 8.000 "direttive" del ministero degli Esteri Usa alle sedi diplomatiche in tutto il mondo.


Tra la mole di documenti in possesso di Wikileaks, sarebbero tuttavia solo 4.330 i documenti "esplosivi". In Italia continuano a rincorrersi le voci sui possibili contenuti dei documenti che verranno rivelati questa sera e che potrebbero riguardare anche esponenti del governo: a questo proposito oggi Repubblica sottolinea l'importanza del dossier Russia e della speciale relazione tra il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il premier russo Putin Vladimir (presidente fino al 2008), citando fonti al Dipartimento di Stato in un lungo articolo dal titolo "L'amicizia speciale Berlusconi-Putin, il dossier che preoccupa Palazzo Chigi".


"La mia preoccupazione è per l'Italia e non per una parte politica". Così il ministro degli Esteri Franco Frattini, in un'intervista al TG2. "Certamente ci sarà qualcosa che riguarda l'Italia, non necessariamente questo governo. Si parla di notizie che iniziano dal 2006, quando il governo era un altro, quindi la mia preoccupazione è per l'Italia e non per una parte politica". Il Corriere della Sera pubblica invece un'intervista al ministro degli Esteri che smentisce la definizione di 'complotto', ma insiste sulla "preoccupazione per la combinazione di fattori diversi che combinati insieme potrebbero danneggiare l'immagine dell'Italia e il nostro interesse nazionale" sottolineando inoltre che con la diffusione dei documenti Wikileaks commette "una palese violazione di una norma di legge, perseguibile penalmente". E invita anche la magistratura italiana ad indagare su Wikileaks e sul suo leader Julian Assange e a possibili procedimenti penali: "credo che la magistratura dovrà valutarlo seriamente".


Sempre per quanto riguarda l'eventualità di valutazioni americane sul presidente del Consiglio Silvio Berlusconi la Stampa cita la battuta "Obama abbronzato" e aggiunge "L'america si arrabbiò" oltre a ricordare le "perplessità" sui rapporti con Putin e Gheddafi. La Stampa riferisce poi dell'errore della diplomazia americana che per la successione a Giovanni Paolo II "aveva scommesso su un candidato sudamericano". In questo caso Wikileaks sembra non entrarci e il quotidiano di Torino cita documenti del Dipartimento di Stato ottenuti tramite le norme sul 'Freedom information act' e titola: "Eletto ratzinger gli americani sono sotto choc".
Cresce l'attesa per l'annunciata pubblicazione da parte di Wikileaks, il sito specializzato nella diffusione di documenti ufficiali riservati, di quasi tre milioni di documenti diplomatici riservati. Washington continua a informare i suoi alleati: sabatoscorso l'ambasciata Usa a Roma ha avvertito il governo italiano e Hillary Clinton ne ha parlato anche con il collega di Pechino.


In un'intervista alla Cnn, il capo di stato maggiore interforze americano, l'ammiraglio Mullen, ha chiesto a Wikileaks di non pubblicare il materiale, che potrebbe mettere a rischio la vita dei soldati americani e dei loro alleati. Le mail conterrebbero tra l'altro imbarazzanti commenti su diplomatici e leader mondiali tra cui figurerebbero, tra gli altri, il presidente afghano Hamid Karzai, il premier russo Vladimir Putin e il presidente del Pakistan Asif Ali Zardari. Non è dato a sapere quando i documenti verranno messo online ma potrebbe essere nella giornata di oggi, secondo vari media.


Gli Stati Uniti hanno escluso qualsiasi trattativa con Wikileaks, affermando che il sito internet ne è in possesso in violazione della legge americana. "Noi non entreremo in un negoziato sulla diffusione o divulgazione di documenti riservati americani ottenuti illegalmente", ha scritto il consigliere giuridico del Dipartimento di stato, Harold Koh, in una lettera al fondatore del sito, Julian Assange e al suo avvocato, e resa nota ai media.


Il settimanale tedesco Der Spiegel ha pubblicato sabato scorso sul proprio sito Internet, solo per un breve periodo, un articolo dal titolo 'Domande e Risposte', in cui dava alcune informazioni sui nuovi documenti riservati raccolti dal sito Wikileaks e anticipati ad alcuni organi di stampa internazionali, tra i quali lo stesso Spiegel. Lo scrive l'agenzia stampa Dpa, che cita il sito tedesco 'www.netzpolitik.org'.


Dai documenti confidenziali che il sito Wikileaks si appresta a rendere pubblici emerge fra l'altro che la Turchia ha aiutato Al Qaida in Iraq, mentre gli Stati Uniti aiutarono i ribelli turchi del Pkk (Partito dei lavoratori del Kurdistan), che è sulla lista americana delle organizzazioni terroristiche. Lo riferiscono il Washington Post, il Jerusalem Post e altri media on line, citando il quotidiano arabo Al Hayyat, pubblicato a Londra. Altri documenti mostrano il sostegno fornito da Washington ai separatisti curdi del Pkk, inserito dal 1979 nella lista americana delle organizzazioni terroristiche. Nei documenti militari Usa i militanti del Pkk sono chiamati "guerrieri per la libertà e cittadini turchi" e i file mostrano che le forze Usa in Iraq hanno dato armi al Pkk e ignorato le operazioni del gruppo all'interno della Turchia.


Gli Stati Uniti hanno discretamente avvertito il premier israeliano Benyamin Netanyahu che rischiano di avere ripercussioni imbarazzanti nelle relazioni bilaterali alcuni dei documenti che 'Wikileaks' si accinge a divulgare. Lo riferisce con grande evidenza il quotidiano Haaretz, che cita in merito un alto funzionario governativo in Israele. Secondo gli Usa - scrive il quotidiano - alcune mail inviate dalla loro ambasciata a Tel Aviv al Dipartimento di stato riguardano aspetti delle relazioni fra Israele e Washington abitualmente coperti dal segreto o rivelano scambi di informazioni fra diplomatici statunitensi che non sempre riflettono la posizione ufficiale dell'amministrazione.


Le nuove rivelazioni di Wikileaks potrebbero provocare una disputa fra la Russia e gli Stati Uniti. In base a quanto scrive il quotidiano Kommersant, una parte del materiale che l'organizzazione fondata da Julian Assange si appresta a pubblicare riguarda migliaia di lettere scambiate fra il dipartimento di Stato Usa con le ambasciate all'estero, tra cui quella russa. Secondo una fonte vicina a Wikileaks, citata dal giornale, tra i documenti ci sono anche lettere contenenti valutazioni sulla situazione nell'ex Paese sovietico e le opinioni negative su alcuni leader russi. I documenti 'scottanti', riferisce Kommersant, si riferiscono al periodo che va dal 2000 al 2010 e includono le registrazioni dei colloqui fra i diplomatici americani con i politici russi, descrivono gli avvenimenti importanti nel Paese e fanno un'analisi di quello che succede nella politica interna ed estera di Mosca.


Solo il 5% dei documenti che Wikileaks si appresta a pubblicare riguarderebbero l'Europa mentre la gran parte si riferirebbero a Medio Oriente e Asia. Lo scrivono fonti vicine al sito fondato da Julian Assange. La documentazione conterebbe circa 260.000 documenti diplomatici, tra questi, 8.000 sarebbero direttive del Dipartimento di Stato statunitense. Il numero di 260.000 documenti non contraddice quanto anticipato da Wikileaks, "la prossima pubblicazione sarà sette volte quella sull'Iraq", essendo imprecisato il numero di pagine per ciascun documento. Il numero di 2,8 milioni di documenti e' frutto di una semplice moltiplicazione applicata da alcuni media alla precedente release sull'Iraq, che contava appunto 400.000 file. Nessun documento tra i 260.000 in via di pubblicazione sarebbe classificato Top secret: la metà sarebbe senza livello di segretezza, il 40,5% "confidenziali", circa 15.652 quelli "segreti". La documentazione sarebbe stata 'prelevata' dal Secret Internet Protocol Router Network (SIPRNet), a cui hanno accesso centinaia di migliaia di funzionari statunitensi.

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