Un contributo al dibattito di due autorevoli ricercatori. Il primo è di Nalin Chandra Wickramasinghe, professore di matematica applicata e astronomia presso i College University di Cardiff, Galles. Il secondo parere è di Eric Davis, fisico della propulsione e ricercatore pressol'Institute for Advanced Studies di Austin. È noto che, spesso, gli scienziati siano riluttanti a discutere apertamente della possibilità della vita extraterrestre e del fenomeno UFO. Anche se il grande pubblico è particolarmente interessato all’argomento, la comunità scientifica sembra evitare accuratamente l’argomento attraverso un silenzio autoimposto, non importa quanto sia forte l’evidenza. Il negazionismo della maggioranza degli scienziati, secondo cui la vita extraterrestre non può esistere nelle nostre immediate vicinanze, tanto più il controverso fenomeno UFO, sembra essere una regola non scritta a cui si attengono come una sorta di dogma, un atteggiamento completamente opposto a quello della ricerca scientifica, che necessità di curiosità, onestà intellettuale, assenza di pregiudizio e ricerca, tanta ricerca. Un contributo al dibattito viene da due ricercatori. Il primo è di Nalin Chandra Wickramasinghe, professore di matematica applicata e astronomia presso i College University di Cardiff, Galles. Il secondo parere è di Eric Davis, fisico della propulsione e ricercatore presso l’Institute for Advanced Studies di Austin.
Nalin Chandra Wickramasinghe
Nalin Chandra Wickramasinghe è nato nel 1939 in Sri Lanka. Ha studiato astrofisica all’Università di Cambridge, dove è stato allievo di Fred Hoyle, noto al grande pubblico soprattutto per le sue argomentazioni non convenzionali e per svariate teorie non ortodosse entro la comunità scientifica. Ha conseguito il dottorato di ricerca nel 1963. Ha scritto più di 30 libri, è un prolifico blogger ed è considerato un esperto nell’uso dell’astronomia all’infrarosso, disciplina con cui si studia la materia interstellare. «Il mio coinvolgimento personale in questa in questa materia risale al 1970, quando, insieme con il compianto Fred Hoyle, stavo indagando la natura della polvere interstellare», spiega Wickramasinghe. Il ricercatore scoprì che le molecole organiche si stavano accumulando nelle nubi interstellare a ritmo elevato. Le polveri interstellari, che fino ad allora si pensava fossero composte di ghiaccio e di materia inorganica, mostravano complessi polimeri organici di possibile provenienza biologica. «Queste scoperte sorpresero molto gli astronomi», ricorda il ricercatore. «Per lungo tempo, la comunità scientifica resistette alle nostre conclusioni, secondo le quali tali molecole possono essere rilevanti per la nascita della vita sulla Terra». Hoyle e Wickramasinghe furono i primi ricercatori a ipotizzare una correlazione tra nubi interstellari e vita biologica terrestre, sviluppando la teorie della Panspermia.
«Il primo sentore di una censura relativa alla vita extraterrestre la avemmo quando ipotizzammo che questa correlazione potrebbe esserci anche con altri pianeti del cosmo. Quando nel 1982, presentammo un progetto di ricerca per verificare le nostre ipotesi, venne rifiutato perché considerato privo di valore scientifico!», continua Wickramasinghe.
Anche quando fu fatta la scoperta inattesa che le comete contenessero materia organica, le teorie della panspermia di Hoyle e Wickramasinghe furono decretate come tabù da tutte le riviste scientifiche e dalle istituzioni rispettabili.
Un altro episodio emblematico avvenne qualche anno dopo. Richard B. Hoover, uno degli astrobiologi più importanti impiegati al NASA Marshall Space Flight Center, tra il 1997 e il 2011 ha eseguito delle nuove analisi sul famoso meteorite Murchison, caduto in Australia nel 1969.
«Utilizzando la tecnologia attualmente a disposizione, nell’ultimo studio pubblicato nel 2011, Hoover conclude il meteorite contiene fossili microbici in grande quantità», racconta Wickramasinghe. «Il furore con cui è stata salutata questa ultima pubblicazione e la condanna di riviste come Science e dei capi della Nasa, dimostra che le tattiche precedenti di insabbiamento, sono state sostituite dagli sproloqui stridenti e dagli insulti personali».
«Se fossimo vissuti nel medioevo, non vi è dubbio che Hoover, Hoyle e me, avremmo fatto una brutta fine», continua amaro Wickramasinghe. Intatto Hoover ci ha rimesso lo stipendio. Nel 2011, infatti, la Nasa ha deciso di mettere fine alla sua collaborazione con l’astrobiologo, dopo 45 anni di onorata carriera, con all’attivo numerose pubblicazioni scientifiche.
Wickramasinghe, tuttavia, ha l’impressione che le cose stiano iniziando a cambiare, se non altro perché la resistenza ai fatti e la censura, a lungo andare si riveleranno inutili. L’universo ha sempre l’ultima parola!
Eric Davis
Ma, oltre a quello della vita extraterrestre, c’è un altro tema molto più controverso e censurato, sia dalla comunità scientifica che dai media:gli UFO! L’argomento viene spesso e volentieri negato, oppure viene bollato dai think tank della scienza come ‘ridicolo’. Tuttavia, anche su questo argomento le cose sterebbero cominciando a cambiare. Ne è convinto Eric Davis, un ricercatore dell’Institute for Advanced Studies di Austin, impegnato nella ricerca di nuovi sistemi di propulsione interstellare.
«Gli UFO sono fenomeni reali. Sono oggetti artificiali sotto controllo intelligente. Sono sicuramente il risultato di una tecnologia estremamente avanzata», dice Davis all’Huffington Post. Il ricercatore spera che i suoi studi di fisica sulla propulsione un giorno possano permettere all’uomo di spostarsi nel cosmo allo stesso modo.
Tuttavia, egli è consapevole che nessuno scienziato è attualmente disponibile a discutere del tema UFO. «Si sbagliano. Sono ingenui, ostinati, gretti, impauriti e timorosi. Sembra che si tratti di una parolaccia e di un argomento proibito. La scienza richiede una mente aperta», continua il fisico.
«Non bisognerebbe ridere delle persone, ma mostrare loro rispetto. Gli scienziati hanno bisogno di tornare a utilizzare il metodo scientifico per capire cose sconosciute e insolite. Il soggetto UFO è uno di queste».
Davis recentemente ha vinto un premio della American Institute of Aeronautics and Astronautics per il suo studio “Space Warp: più veloci della luce”, e conosce molti colleghi che silenziosamente si occupano del fenomeno UFO.
«Ci sono molti scienziati che sono a conoscenza di elementi oggettivi e dati reali, ma non usciranno mai allo scoperto per pubblicare i loro studi, perchè temono la derisione dei loro colleghi. L’impatto sulla loro carriera potrebbe essere dannoso», dice Davis.
«Nessun ente è disponibile a finanziare la ricerca. La National Science Fundation non accetta il tema UFO come oggetto di uno studio scientifico». Eppure, sorprendentemente, diversi autorevoli scienziati si sono occupati del fenomeno per decenni. L’astronomo J. Allen Hynes, ex consulente scientifico della US Air Force, ha studiato gli UFO per 20 anni, nell’ambito del Blue Project Book concluso nel 1969.
In buona sostanza, Davis ritiene che il dominio sulle indagini sugli UFO, in realtà non è nelle mani degli scienziati. E di chi, allora? «È sotto il controllo dell’intelligence militare», suggerisce. «Il fatto che oggetti sconosciuti stiano volando attorno al nostro pianeta non è considerato un argomento per la scienza. Perché? Perché la scienza si deve occupare dei fenomeni naturali, è gli UFO non lo sono».
Fonte: ilnavigatorecurioso.it