23 maggio 2014

La NASA ammette che gli extraterrestri ci visitano?

Sta creando scalpore la notizia, veicolata da molti organi di stampa internazionali, che la Terra sia stata visitata da esseri intelligenti extraterrestri e che la stessa ammissione sia stata fatta, addirittura, dalla NASA. Ma andiamo con ordine. Lo spunto di questa presunta “rivelazione” è la pubblicazione di un libro gratuito, composto da 300 pagine, dal titolo Archaeology, Antropology, and Interstellar Communication, edito da Douglas A. Vakoch – direttore dello Interstellar Message Composition presso l’istituto SETI, nonché professore al Dipartimento di Psicologia presso il California Institute of Integral Studies – che include scritti di vari scienziati che affrontano la questione della comunicazione extraterrestre tra passato, presente e futuro. Nel libro citato, dove si forniscono delle potenziali soluzioni che possano tornare utili in futuro, più o meno, prossimo, c’è una frase che ha creato una certa vibrazione tra gli addetti ai lavori e tra gli appassionati del settore. La frase proviene da William Edmondson, cattedratico presso l’Università di Birmingham con interessi di ricerca riguardanti argomenti come la linguistica, interazione uomo-computer e nuove strategie e metodi dell’analisi dei dati nella ricerca SETI. Il cattedratico afferma, nel capitolo Constraints on Message Construction for Communication with Extraterrestrial Intelligence, riferendosi all’arte rupestre sulla Terra che: “(…) Sappiamo molto poco o nulla sul significato di queste iscrizioni, per quale motivo furono create, o chi le fece. A tutti gli effetti, potrebbero essere state fatte da extraterrestri (…)“. Come sappiamo una frase, seppur interessante, non dice nulla di concreto perché dobbiamo vedere il contesto completo dal quale è stata estrapolata. William Edmondson si riferisce in concreto al problema della sinossi, ossia l’attribuzione del significato da dare agli artefatti – in fattispecie nel contesto archeologico ed antropologico – e l’organizzazione sistematica dei manufatti (linguaggio). Ciò perché i significati che si danno ai simboli sono soltanto delle interpretazioni, seppur altamente plausibili. Proprio per questo motivo, William Edmondson cita la cosiddetta “arte rupestre”, la quale si compone di modelli o forme tagliate nella roccia migliaia di anni fa. Come esempio si rifà all’arte rupestre proveniente da Doddington Moor, Northumbria, in Inghilterra. Qui sono state scoperte migliaia di incisioni rupestri, risalenti al Neolitico e alla prima Età del Bronzo e che risalgono ad un periodo che va da 6.000 ai 3.500 anni fa. Molte incisioni rappresentano spirali, cerchi concentrici che hanno una propria tridimensionalità. Ed è qui che Edmondson, supponendo che l’intelletto di una ipotetica intelligenza extraterrestre, attraverso la cognizione e la semantica, possa utilizzare la non comunicazione linguistica ma bensì cercare altri modi per contattarci, cita l’esempio dell’arte rupestre in Inghilterra da dove è stata estrapolata una frase ad effetto come quella riportata frettolosamente da organi di stampa distratti.

Infatti, la frase poi continua e dice: “(…) Fino a che non troviamo una esegesi leggibile di quel prodotto nel periodo in cui è stato fatto, non saremo mai in grado di dire con certezza quali sono i modelli di significato (…)“. Quindi non si escludono sì gli extraterrestri, ma solo in base ai dati frammentari e insufficienti per il periodo in questione e in base alle decine di interpretazioni scientifiche che si danno in generale ai simboli rupestri. Un conto è dire “i simboli sono stati fatti dagli extraterrestri” (come riportato da molti organi di informazione giornalistica che hanno riportato – colpevolmente – una frase tagliata), un conto è però dire “potrebbero essere stati fatti dagli extraterrestri, salvo che”….eccetera, eccetera. Una affermazione provata e concreta è completamente diversa da un condizionale e da una probabilità, sia essa più o meno plausibile.
Quindi, si può dire “nulla di nuovo sotto il sole”.

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