8 ottobre 2014

Amministratore Nasa Charles Bolden a Roma: "Italia partner fondamentale, conquisteremo Marte nel 2030"

"Il viaggio per raggiungere Marte dura sei mesi, per affrontarlo c'è bisogno della collaborazione di tutti i Paesi e di tutti i cervelli". Così l'amministratore della Nasa, Charles Frank Bolden, all'incontro "Reaching for the stars: example from my life as a marine", tenuto il 6 Ottobre a Roma al tempio di Adriano. All'appuntamento hanno partecipato un selezionato gruppo di studenti universitari italiani ai quali, il direttore dell'ente americano, ha illustrato il passato e il futuro dei viaggi spaziali. Molte le domande sui lavori per raggiungere il pianeta rosso, a tutti l'ex astronauta ha garantito che il primo viaggio partirà nel 2030, come da programma, grazie al nuovo razzo Sls (space Launch system) in fabbricazione. Per ottenere i risultati sperati, però, è necessaria la"piena collaborazione di i 22 Paesi che collaborano con la Nasa all'impresa", ha tenuto a precisare. Le prossime tappe dell’esplorazione umana dello spazio sono segnate. Quattro volte in carriera a bordo dello shuttle, primo afroamericano alla guida dell’agenzia spaziale statunitense, ha incontrato inoltre vertici dell’Asi e dell’Esa. 

RaiNews è riuscito a intervistarlo. A seguire le sue parole e il video della sua partecipazione.Che ruolo ha l’Italia nelle Scienze Spaziali?

Per noi è un partner fondamentale, sia sulla Stazione Spaziale Internazionale sia nelle relazioni bilaterali collegate a progetti nei vari ambiti di ricerca ed esplorazione in cui la Nasa è coinvolta. Gli italiani tra l’altro saranno anche nel team dell’Agenzia Spaziale Europea che fornirà un modulo per la navicella Orion, il nostro prossimo veicolo di esplorazione dello spazio profondo. Lei è stato quattro volte sullo shuttle. Che consigli può dare a Samantha Cristoforetti, che tra un mese andrà sulla Stazione Spaziale Internazionale e diventerà laprima donna italiana nello spazio? Non ha bisogno di consigli, ma le direi di rilassarsi e di godersi l’esperienza. So che farà un ottimo lavoro perché è addestrata egregiamente e non vedo l’ora di avere l’opportunità di incontrarla prima che parta. L’altra cosa che le direi è: “Assicurati di non essere l’ultima donna italiana nello spazio. Torna e recluta molte altre giovani donne che seguano i tuoi passi”. La Cina e l’India hanno iniziato la propria corsa verso lo spazio.

Cosa pensa dei loro progetti?

Collaboriamo con la Cina e l’India in vari modi, come facciamo con altre nazioni. Ad esempio stiamo collaborando con la missione indiana che una decina di giorni fa è arrivata in orbita intorno a Marte. Lo abbiamo fatto anche nella missione Chandrayaan 1, diretta sulla Luna, e stiamo lavorando con loro sulla Chandrayaan 2. Il primo ministro indiano ha incontrato il presidente Obama a Washington e hanno rilasciato un a dichiarazione congiunta sul valore della nostra cooperazione in ambito spaziale. Collaboriamo anche con l’Accademia delle Scienze cinese in due aree: la geodetica, cioè lo studio di come la Terra si muove e potenzialmente la ricerca di segnali di terremoti in arrivo, e anche nello studio dei ghiacciai dell’Himalaya. Abbiamo 122 partner nel mondo e lavoriamo con molti di loro in svariati modi.45 anni fa la Nasa portò un uomo sulla Luna. Dove sarà arrivata l’umanità nel 2060?

Penso che saremo andati ancora più in profondità nell’esplorazione umana del Sistema Solare. Oggi la nostra destinazione, il nostro orizzonte, è Marte. Tutto ciò che facciamo, nello sviluppo delle tecnologie e nello studio della fisiologia umana nello spazio, servirà per portare in tutta sicurezza degli astronauti sul Pianeta Rosso, farceli rimanere per un periodo di tempo e farli tornare indietro. Entro il 2025 cercheremo di essere in grado di mandare degli uomini su un asteroide. L’obiettivo è spostarne uno dalla sua orbita e posizionarlo in orbita intorno alla Luna. È quello che chiamiamo il terreno di prova che ci permetterà di fare il passo successivo, che sarà verso Marte, dove gli uomini arriveranno a metà degli anni ’30. "Fai tutto quello che puoi, con quello che possiedi, nel tempo che hai, nel luogo in cui sei". Con le parole, forti e commoventi, che furono di Nkosi Johnson, il bambino sudafricano nato in povertà in una bidonville malato di Aids e morto a soli 12 anni, l'amministratore generale della Nasa, l'agenzia spaziale Usa, Charles Bolden ha chiuso a Roma al Tempio di Adriano il racconto ad un selezionato gruppo di studenti italiani dell'avvincente percorso di vita che lo ha portato prima ad essere un marine, poi astronauta e infine capo della Nasa. Un messaggio chiaro: siamo sempre e comunque tutti uguali, specie di fronte alle sfide che l'Universo e l'esplorazione umana del Cosmo, rilanciata dall'amministrazione Obama con l'annuncio della prima missione umana su Marte al 2030, ci pongono davanti. Organizzato da agenzia spaziale italiana, ambasciata degli Stati Uniti, Nasa e Camera di Commercio di Roma, l'evento ha visto Bolden tracciare i confini dell'esperienza, anche internazionale, dell'agenzia Usa, incalzato dalle domande dei giovani in sala. Saluto di benvenuto affidato a Stefano Venditti, presidente di Asset Camera, con interventi anche del presidente dell'ASI Roberto Battiston e del prof. Marcello Onofri, della Facoltà di Ingegneria della Sapienza, che ha curato la presentazione di Agrospazio in Expo 2015 presentando il progetto di una serra spaziale. "Siete dei privilegiati - ha concluso Bolden - perchè oggi siete qui ma non dimenticate mai il significato vero del messaggio di uguaglianza di Nkosi".






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