21 dicembre 2015

"Childhood’s End", l'invasione aliena è una mini serie: "Storia che s’interroga sull’uomo"

Tre puntate tratte dal romanzo di Arthur C. Clarke per raccontare un'invasione extraterrestre pacifica che pone fine alle guerre con un supercast: da Charles Dance ("Game of Thrones") e Juliam McMahon ("Nip & Tuck") fino a Colm Meany ("Hell on Wheels") Anche la fantascienza dimostra come ormai il pubblico cinematografico e quello televisivo si stiano sempre più distanziando per età e qualità del prodotto loro offerto. Se al cinema infatti continua l’affluenza di prodotti “young adult” come i vari capitoli dei franchise di Hunger Games, Divergent o l’imminente The 5th Wave – La quinta onda, la fiction seriale invece ha aperto la via ai grandi maestri della letteratura sci-fi. Dopo la produzione di Amazon dei dieci episodi de La svastica sul sole, tratta dal capolavoro di Philip K. Dick, Syfy Channel in collaborazione con Vulture ha realizzato la miniserie in tre puntate Childhood’s End, adattamento dell’omonimo, provocatorio romanzo di un altro “titano” del genere come Arthur C. Clarke. Ritenuto per decenni un libro impossibile da tradurre in immagini – addirittura Stanley Kubrick nei primi anni Sessanta pensò di farne un film, salvo poi realizzare nel 1968 sempre con Clarke una pietra miliare come 2001: Odissea nello spazio – Childhood’s End venne pubblicato per la prima volta nel 1953. In Italia arrivò due anni dopo, prima con il titolo Le guide del tramonto e poi ripubblicato nel 1991 come L’angelo custode. La storia è incentrata su una pacifica invasione aliena che pone immediatamente fine a tutti i conflitti esistenti sul pianeta (il libro, ambientato alla fine del XX secolo, ipotizzava al tempo scenari politici e sociali ancora più tetri del nostro presente…).

Il primo episodio della serie, presentato in anteprima mondiale a New York lo scorso 26 novembre, mostra subito una notevole differenza rispetto all’opera di Clarke: se nel libro infatti l’unico contatto con gli invasori nominati Overlords (Superni) e gli umani avviene tramite il Segretario delle Nazioni Unite Ricky Stormgren, nella serie tv il personaggio è invece un semplice uomo di campagna, scelto dall’alieno Karellen come unico emissario perché in possesso un’anima ancora “pura”. Per interpretare Stormgren la Syfy ha scelto Mike Vogel, già visto sul piccolo schermo con Bates Motele soprattutto Under the Dome, ispirato dal romanzo di Stephen King. “Ciò che mi ha appassionato del personaggio è la sua insicurezza: è un uomo qualunque, invecchiato dentro a causa del dolore per la perdita della moglie, a cui viene affidato un compito più grande di lui. Il suo rapporto con Karellen somiglia molto a quello tra Dio e Mosè nella Bibbia. Ricky è un uomo che deve ascoltare un’entità superiore e tradurre quelle parole in azioni, cosa che non è sicuro di saper fare.”

Ogni incontro tra Karellen e Stormgren avviene dentro un’astronave capace di riprodurre uno dei luoghi più cari e sedimentati nella memoria dell’uomo, la stanza d’albergo dove ha passato la luna di miele con l’amata scomparsa. Un set familiare per chi ama Arthur C. Clarke, molto simile a quello famosissimo dell’ultima sequenza di 2001: Odissea nello spazio. Accanto a Vogel recita Daisy Betts nella parte di Ellie, la seconda moglie di Ricky che deve sostenere con lui le enormi pressioni psicologiche a cui va incontro e al tempo stesso fare i conti con il fantasma di Amy, la defunta prima compagna di Ricky. “La forza di Childhood’s End è che non pone dei confini morali ben definiti – ha dichiarato la Betts – Non suggerisce allo spettatore ciò che è giusto o sbagliato ma lascia che sia lui a interrogarsi e scegliere. Ci sono molti show televisivi che forniscono risposte preconfezionate invece di porre domande, noi ci siamo lanciati nella direzione opposta”.

Nel nutrito cast di Childhood’s End figurano nomi che all’universo televisivo appartengono di diritto: Charles Dance (Game of Thrones), Juliam McMahon (Nip & Tuck), Colm Meany (Hell on Wheels) e soprattutto la lanciatissima Yael Stone, diventata celebre per il personaggio della dolce e svampita detenuta Lorna Morello nella serie Netflix Orange Is the New Black. A lei è toccato dare volto a Peretta, donna spinta dalla sua fede incrollabile a cercare risposte su ciò che gli Overlords realmente rappresentano: “Pur cambiando l’epoca di ambientazione dovevamo a tutti i costi mantenere intatta la natura del libro, le domande che pone a livello morale attraverso una storia così particolare. E’ un racconto che s’interroga sull’essenza stessa dell’uomo e la sua necessità di credere in qualcosa di trascendente. Clarke ha messo uno specchio davanti all’essere umano e l’ha costretto a guardare la propria natura…”.

Da ciò che abbiamo potuto vedere nel primo dei tre episodi che andrà in onda in America il prossimo 14 dicembre (dell'arrivo in Italia non si sa ancora nulla) Childhood’s End non si presenta assolutamente come un prodotto standardizzato per compiacere il pubblico medio, e probabilmente darà vita a non poche controversie. Anche se l’estetica è quella mainstream, volta ad abbracciare quanti più spettatori possibile, le riflessioni che la trama e la natura dei personaggi propongono vanno ben oltre ciò che di solito il genere offre. E senza ovviamente fare spoiler sulla storia, il twist che chiude la prima parte della miniserie è uno dei più intriganti e ambigui visti in tv da molto tempo a questa parte…

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