10 dicembre 2010

Le bolle della Via Lattea

Quello che si è visto ha dell’incredibile, soprattutto perché del tutto inaspettato. Due “bolle” gigantesche che emettono raggi gamma sono situate in entrambi i lati della nostra galassia e si estendono ciascuna per 25000 anni luce. La struttura copre circa metà del cielo visibile, dalla costellazione della Vergine fino a quella della Gru e potrebbe essere vecchia di milioni di anni. 
Non è facile dire cos’è. Per ora solo ipotesi. Innanzitutto, teniamo presente che i raggi gamma sono le emissioni più energetiche che esistono in Natura. Tuttavia, le due bolle non si erano mai viste prima a causa di una specie di “nebbia” gamma che pervade tutto lo Spazio. E’ stato necessario eliminare questo velo con modelli molto accurati per poter scorgere cosa stavano nascondendo. La nuova struttura è più energetica di tutte le altre sorgenti più o meno diffuse e sembra caratterizzata da bordi ben definiti. Ciò fa pensare che sia stata creata durante un emissione rapida di raggi gamma. 
Al momento, l’ipotesi più plausibile farebbe pensare a due getti di particelle innescati da materiale in caduta libera verso il buco nero centrale supermassiccio. Oggi non si nota nessuna attività del genere nel cuore della Via Lattea, ma potrebbe esserci stata nel passato. Alternativamente, le bolle potrebbero essere nate durante la formazione di molti ammassi stellari nel centro della galassia molti milioni di anni fa. La nascita stellare causa, infatti, fenomeni simili anche su scala gigantesca, come si è notato in altre galassie. Ulteriori ricerche hanno mostrato che in corrispondenza delle bolle sembra esistere anche un eccesso di segnali radio e di raggi X.
Uno schema della nostra galassia con le due gigantesche bolle, individuate dal telescopio spaziale Fermi.
Per ottenere il risultato schematizzato nella figura precedente, si sono dovuti effettuare diversi procedimenti di “pulitura” e di “contrasto”. Prima, i dati sono stati “smussati” per eliminare le sorgenti più piccole di due gradi. Poi si è effettuato un primo aumento di contrasto. In seguito, si sono oscurate le sorgenti più luminose come le pulsar e le galassie lontane. Quindi è stato applicato il modello che ha eliminato la “nebbia” gamma. Infine si è nuovamente aumentato il contrato.

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