6 marzo 2015

ROSWELL: PARLA IL PROPRIETARIO DELLE DIAPOSITIVE.

Adam Dew
Da diverso tempo, ormai, vengono manifestate congetture di vario tipo su ciò che realmente verrà mostrato il prossimo 5 maggio 2015 all'interno di un evento organizzato dal noto ufologo messicano Jaime Maussan e che andrà in onda, in diretta streaming, dall'Auditorium di Mexico City: stiamo parlando ovviamente delle famose diapositive che ritrarrebbero il corpo di uno degli esseri recuperati nel 1947 durante il famoso “incidente di Roswell”. Su moltissimi siti a tema, blog e portali ufficiali dedicati alla ricerca ufologica (compreso il presente) non si è molto parlato di questo casuale quanto incredibile ritrovamento e di come esso potrebbe divenire la famosa “pistola fumante” tanto cercata dagli ufologi in tutto il mondo. E’ proprio a causa delle diverse speculazioni che negli ultimi mesi stanno accompagnando il caso, che nei giorni scorsi si è fatto avanti anche il proprietario delle diapositive in questione, Adam Dew. Egli ha voluto raccontare pubblicamente la sua “verità”, rilasciando alcune informazioni.

Non tutti sanno che il Sig. Dew (foto sopra) è anche proprietario di una società di produzioni televisive che sta attualmente ultimando un documentario che illustrerà, in maniera dettagliata, la storia del ritrovamento delle immagini. Dew, laureatosi in giornalismo nel 1998, ha affinato le sue specializzazioni lavorando per numerose produzioni legate allo sport che gli hanno permesso poi, nel 2003/2004, di aprire la sua personale società di produzioni, la Varsity Tape.
Egli ha dichiarato, durante una breve intervista, di essere stato coinvolto in questo caso nel 2008. Quell’anno venne contattato da un amico che gli raccontò come sua sorella avesse ritrovato nel 1998 le diapositive, custodite all’interno di un scatola posta nella soffitta di una casa che lei stessa stava ripulendo e che avrebbe dovuto essere venduta successivamente in un’asta immobiliare a Sedona, Arizona. Inizialmente Dew non diede molta importanza alle diapositive ma poi inizio ad esaminarle. Erano in tutto 400 immagini che ritraevano, tra l’altro, numerosi personaggi famosi. Molte di esse non erano completamente a fuoco cosa normale all’epoca per la Kodakchrome, in foto scattate nei luoghi scarsamente illuminati. La prima cosa che Dew ha cercato di capire è stata quella di individuare la reale datazione delle immagini per evitare che le persone, vedendole, potessero asserire che fossero falsificate o inscenate su un set. Le ricerche effettuate, anche sull'involucro delle diapositive, hanno fatto risalire le stesse agli anni ’40. Ciò ha dimostrato quindi che le immagini in esse contenute erano assolutamente reali e prive di ogni foto ritocco. In particolare si è poi scoperto che le diapositive ritraenti il corpo del presunto alieno non erano correlabili con alcun stereotipo dell’epoca o dell’immaginazione popolare di quella successiva e che i proprietari delle foto erano persone molto in vista negli ambienti governativi di quel periodo. Il passo successivo è stato poi quello di contattare i due maggiori esperti sul “caso Roswell”, i ricercatori Don Schmitt e Tom Carey. Questi ultimi sono stati in grado di contattare un uomo che sostiene di aver visto i reali corpi alieni recuperati nel presunto UFO crash di Roswell, nel 1947. Dew afferma che l'uomo ha richiesto l’anonimato, ma il suo nome e la sua immagine sono comunque presenti nell'annuario del Roswell Army Air Field del 1947. Quando le due immagini sono state mostrate al testimone egli ha dichiarato di riconoscere in esse uno dei corpi che aveva già visto nel 1947 e che erano stati recuperati e poi conservati in qualche modo. Dew afferma anche di non avere l’assoluta certezza che le immagini ritraggano il corpo di un vero alieno, poiché egli stesso non ne ha mai visto uno, ma è certo di poter affermare, sulla base di ricerche effettuate, che in rete non esistono immagini che ritraggano lo stesso essere. Gli è stato chiesto anche come mai avesse acconsentito di divulgare tali immagini all’interno di un evento organizzato proprio nel New Mexico. La sua risposta è stata: "L'evento è giustificato dal fatto che c’è abbastanza interesse per mostrare le diapositive in questo modo. C'è materiale interessante, sufficiente materiale a sostegno e ci sono diverse persone disposte a testimoniare. Nella mia mente, Città del Messico, gli Stati Uniti od un altro luogo sono uguali perché non importa dove esse vengano presentate. Ma Jaime Maussan ha avuto la visione dii questo grande evento e tutto ciò è eccitante anche per me. Sembra divertente, interessante ed è un grande palcoscenico. Nessuno negli Stati Uniti sarebbe stato in grado di presentare un evento come questo." Egli afferma inoltre di aver ricevuto l’attenzione di numerosi produttori di Hollywood che avrebbero voluto presentare il caso all’interno di programmi ufologici già affermati, richieste che sono state puntualmente eluse per non perdere il controllo della situazione. Confessa tranquillamente che alcune proposte sono state rifiutate soprattutto per motivi di ordine economico: tra queste la richiesta di affidare l’esclusiva ad una nota e rispettabile rivista che però non offriva i fondi necessari a coprire le ingenti spese sostenute da Dew per le ricerche sul caso. Egli comunque non comprende perché diverse persone siano critiche nei suoi confronti ed esprimano dissenso sul modo in cui l’intera faccenda è stata gestita: “Molti non sono soddisfatti delle indagini effettuate ed alcuni sono addirittura convinti, pur non avendo ancora visto nulla, che le “diapositive di Roswell” non raffigurino un alieno ma bensì la mummia di un bambino già nota al mondo. Benché debba ammettere che esiste una certa somiglianza, vi sono tuttavia differenze enormi tra l’essere fotografato e la mummia del bambino (recentemente esposta in Olanda nel Museo Nazionale delle Antichità di Leiden e visibile in questa foto, ndr) che tra l’altro presenta un grosso foro sul corpo, non riscontrabile sul corpo presente nelle diapositive. Sto solo cercando di convincere la gente a guardare le immagini con una mentalità aperta. Se qualcuno con un background scientifico afferma il contrario, voglio sapere perché.” A chi lo paragona a Santilli ed al suo celebre filmato sull'autopsia aliena egli risponde con fermezza che il confronto non è assolutamente corretto, soprattutto perché il caso Santilli è falso mentre le immagini presentate nelle diapositive Kodakchrome sono assolutamente reali ed impossibili da manipolare. Una certezza sulla quale la gente comune dovrà porre la giusta attenzione, per cercare di comprendere realmente ciò che tali immagini raccontano. 



l'alieno di Santllli


Fonte: http://danilo1966.iobloggo.com

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