21 aprile 2015

Alla ricerca di ET con Wise



Se le civiltà aliene esistono nell’Universo, molte di esse avranno avuto miliardi di anni per sviluppare una tecnologia adeguata, incrementare la loro popolazione, soddisfare le richieste energetiche e magari viaggiare nella loro galassia.

L’astronomo russo Nikolaj Kardashev ha introdotto una ipotetica scala di classificazione, detta scala di Kardashev, che suddivide in tre tipi le civiltà avanzate tenendo conto della loro capacità di sfruttare le risorse energetiche: quelle di tipo I sono le civiltà in grado di utilizzare tutta l’energia disponibile sul proprio pianeta d’origine, le civiltà aliene di tipo II sono quelle capaci di raccogliere l’energia della loro stella ospite e quelle di tipo III sono quelle in grado di utilizzare l’energia della propria galassia. Così come è stato sottolineato da Freeman Dyson nel 1960, l’energia emessa sotto forma, ad esempio, di calore da tali civiltà aliene potrebbe in linea di principio sovrastare quella della propria stella o galassia, il che permetterebbe di identificarle dalle sorgenti astrofisiche ordinarie. Questo approccio alla ricerca SETI si basa su alcune assunzioni che riguardano l’abilità tecnologica delle civiltà aliene di manipolare, in qualche modo, le risorse energetiche che può offrire la natura.

Nel corso degli ultimi anni, la survey del satellite per astronomia infrarossa WISE (Wide-Field Infrared Survey Explorer) ha permesso di migliorare nettamente la nostra capacità esplorativa verso l’individuazione di eventuali civiltà extraterrestri e di distinguerle dalle sorgenti astrofisiche naturali . In questo video, che fa parte della serie SETI Talks, Jason T. Wright della Penn State University discute gli sforzi per identificare le civiltà di tipo II nella nostra galassia e quelle di tipo III nell’Universo più vicino (slides). Poichè l’obiettivo e le assunzioni di questo approccio sono complementari a quelle della ricerca SETI nell’ambito delle comunicazioni interstellari, la mancanza di un risultato positivo potrebbe escludere potenzialmente una varietà di soluzioni che sono state proposte per il cosiddetto paradosso di Fermi-Hart, in particolare per quanto riguarda quelle che sostengono l’esistenza di un certo livello di organizzazione tra le civiltà aliene più avanzate presenti nella Via Lattea.

Fonte: http://www.altrogiornale.org

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