12 maggio 2015

COSI' FACCIAMO MALE ALL'UFOLOGIA!

E’ andata a finire nel peggiore dei modi. La foto del presunto alieno di Roswell, mostrata il 5 maggio scorso durante lo svolgimento di una conferenza in streaming mondiale organizzata dal ricercatore messicano Jaime Maussan si è rivelata essere qualcosa di molto più “terrestre”: si tratterebbe, infatti, dei resti di un corpo mummificato ritrovato nel lontano 1894.

La verità è emersa a seguito di alcuni approfondimenti tecnici effettuati dall’analista ricercatore Frank Warren su l’unica foto presentata durante il predetto evento (vedi foto sotto): in essa, ai piedi del presunto essere alieno collocato in un contenitore di vetro, è visibile una targhetta sulla quale, apparentemente, non si legge nulla. Ma, poi, proprio a seguito di approfonditi esami focalizzati sulla targhetta è emersa la verità: una scritta che descrive i resti del piccolo essere, con tanto di spiegazione “storica” circa le modalità funerarie con le quali il corpo è stato trattato: “Corpo mummificato di un bambino di due anni. Al momento della sepoltura era rivestito con un ….. camice di cotone. I tessuti funerari erano costituiti da queste piccole coperte di cotone… San Francisco, California”.

Niente alieno, dunque.

Ora, viene da chiedersi: come mai certe valutazioni non sono state fatte prima del fatidico 5 maggio? Perché i cosiddetti “esperti” ingaggiati da Maussan e co. non si sono minimamente preoccupati di “approfondire” lo studio della foto, con particolare riferimento ai contenuti, scritta compresa, ma si sono limitati a far retrodatare la foto (1947) confermandone l’autenticità e la mancanza di qualsiasi elemento di fotoritocco? E mai possibile che gli esperti della Kodak o gli altri ricercatori coinvolti, non abbiano pensato, anche solo per un momento, di capire se quella targhetta avrebbe potuto nascondere la soluzione del mistero?

Tutto ciò resterà inspiegabile, unitamente alle illazioni fatte da coloro che gridano giustamente allo scandalo, soprattutto per i soldi incassati.

Nel frattempo, fioccano le prime “scuse” ufficiali: Anthony Bragalia, l’investigatore UFO che da tempo sostiene l’autenticità della foto, ha infatti pubblicato un articolo in cui chiede ufficialmente scusa per quello che lui definisce “un errore di identità”. Bragalia conferma che non si tratta di un corpo alieno, ma di una mummia ritrovata nel 1894, donata dal padre di un certo S.L. Palmer Jr. al Park Museum di San Francisco nel 1938 e, per calmare le acque, annuncia una consistente donazione a favore di un fondo che si occupa di bambini nativi americani in difficoltà.

Basta, secondo voi, a superare l’ennesima figuraccia fatta per una cattiva gestione del caso? A mio avviso, credo proprio di no.

Si è trattato dell’ennesimo colpo mortale inferto alla seria ricerca, un’evidente mancanza di professionalità e, soprattutto di buon senso… E’ lampante, purtroppo, come per certi sedicenti ricercatori l’ufologia non sia altro che un business, attraverso il quale fare soldi acquisendo notorietà.

Povera ufologia...

Fonte: http://danilo1966.iobloggo.com

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