Finora abbiamo cercato di captare segnali radio intelligenti provenienti dallo spazio e in alcuni casi abbiamo anche cercato di inviarne. La finestra radio prescelta è la cosiddetta “pozza dell’acqua”, intorno alla lunghezza d’onda di 18- 20 centimetri (1420 MHz) su cui emettono l’idrogeno e l’ossidrile (OH). Ma siamo sicuri che queste siano le frequenze dello spettro elettromagnetico adatte? I programmi SETI (Search for Extraterrestrial Intelligence” stanno prendendo in esame la “finestra” più normale e ovvia, quella ottica, quella che ci permette di vedere le stelle. In due direzioni: in ricezione, cercando “luci” artificiali modulate in modo da inviare segnali intelligenti, e in trasmissione, inviando luce laser nel cosmo come se sulla Terra ci fosse un faro sempre acceso. Ovviamente il segnale ottico dovrebbe essere estremamente collimato, molto potente e possibilmente diretto verso un bersaglio preciso; soprattutto, non dovrebbe essere cancellato dalla potente emissione luminosa del Sole. Philip Lubin, Università della California a Santa Barbara, da anni sta sviluppando un progetto di SETI ottico fondato sulla “directed energy”, cioè tecnologia a energia focalizzata. In ricezione, secondo Lubin si potrebbe tentare il contatto con un numero enorme di pianeti (100 miliardi è l’ottimistica stima).
“Sulla Terra – fa notare Lubin – sta avvenendo una rivoluzione nel campo della fotonica che consente la trasmissione di informazioni attraverso la luce visibile o nel vicino infrarosso ad alta potenza. Il bello è che non c’è bisogno di un grande telescopio per iniziare queste ricerche. Si potrebbe forse rilevare una civiltà come la nostra ovunque nella galassia, dove ci sono 100 miliardi di possibili pianeti, con una fotocamera acquistata al centro commerciale e un telescopio montato in giardino».
Fonte: http://www.astronomianews.it